No alle pale eoliche sul Monte Reventino!
Lamezia - Francesco Bevilacqua interviene nel dibattito sul progetto di parco eolico sul Monte Reventino.
«Sono co-firmatario - esordisce - insieme al professore Vincenzo Villella, della lettera spedita da Italia Nostra a tutti gli enti locali della Comunità Montana Monti Reventino-Mancuso-Tiriolo. Intervengo, pertanto, sia nella mia veste di socio della sezione lametina di Italia Nostra, sia come ex delegato regionale del Wwf Calabria (avendone avuto apposito mandato dal Presidente Alfredo Salzano), sia, infine, a titolo personale.
Il nostro allarme - precisa - per la possibile allocazione di pale eoliche su tutto il gruppo montuoso del Reventino nasce da fatti concreti: in alcuni punti dei crinali sono state collocate centraline di rilevamento del vento ed io stesso ho incontrato alcuni tecnici con una centralina mobile. Ho avuto notizia da diversi amici di vari comuni, sensibili al problema, che sedicenti 'sviluppatori' (ossia procacciatori di consensi da parte degli enti locali) sono già in contatto con amministratori e privati per 'comprare' (letteralmente) le autorizzazioni alla dislocazione delle pale. La nostra contrarietà a questo ennesimo progetto di parco eolico in Calabria non è né ideologica né pregiudiziale.
Né credo - aggiunge fra l'altro - che l'eolico vada accantonato tout court: non ci siamo opposti, ad esempio ai parchi eolici che sono stati istallati nella zona di Spezzano Albanese e lungo l'Istmo di Marcellinara. Mentre ci siamo battuti contro il parco eolico che ha deturpato le montagne di Maida, Cortale etc.). La differenza tra i vari siti non è da poco: i primi due sono siti 'sacrificabili' al deficit energetico italiano (non quello regionale, visto che produciamo più energia di quanto ne consumiamo) in quanto di scarso pregio ambientale e paesaggistico, il secondo no. Lo stesso dicasi per il Monte Reventino. Negli attuali parchi nazionali (Pollino, Sila ed Aspromonte) non c'è nulla che i residenti non possano fare se non quello che le leggi ordinarie proibiscono, salvo la caccia. Dico questo per impedire che qualcuno torni a raccontare la favola che nei parchi non si possono nemmeno raccogliere le castagne.
Ci opponiamo - prosegue - alla collocazione di pale eoliche sul Reventino (e sulle altre montagne della comunità montana) perché riteniamo che quei paesaggi, di altissimo valore ambientale, vadano adeguatamente protetti, secondo i principi ed i criteri individuati dall'articolo 9 della Costituzione, dalla Convenzione Europea sul Paesaggio sottoscritta a Firenze nel 2000 e ratificata dall'Italia con la legge 14/2006 e dal Testo Unico sui beni Culturali e sul Paesaggio. Quando parliamo di paesaggio, dunque, non parliamo di un'entità astratta né di un concetto ideologico o romantico. Stiamo parlando di uno dei beni fondamentali del Paese. Questo ci insegnano da anni gli antropologi e gli storici del paesaggio e questo troviamo ormai scritto persino nelle leggi: il paesaggio contribuisce a formare l'identità culturale di un popolo, al pari delle sue tradizioni, della sua storia, delle sue espressioni art-istiche.
E così - va avanti - è per il paesaggio del Reventino. Complessivamente risparmiato dalle piaghe del caos edilizio ed urbanistico che hanno devastato molte altre zone della Calabria, il gruppo del Reventino conserva ancora panorami straordinari (godibili proprio da quei punti in cui si vorrebbero collocare le pale eoliche), boschi estesi e monumentali (nonostante i tagli), monumenti di roccia, valli e gole fluviali, cascate, antichi segni dell'uomo quali borghi rurali, ruderi di antichi monumenti e di dimessi opifici, rifugi di pastori e contadini, sentieri, mulattiere, acquari, luoghi di culto etc.. Sono questi i luoghi descritti con stupore da tanti viaggiatori stranieri da Swimburne e De Tavel, ed amati da grandi poeti come Butera, Mastroianni, Pane, Berardelli, Costabile. Non credo che faremmo un bene né al territorio né alle popolazioni che vi risiedono costellando il crinale del Reventino o di Serralta di decine di torri alte settanta metri collegate da vere e proprie autostrade fatte a suon di ruspe, sbancamenti e diboscamenti. Certo, le lusinghe dei compensi (legati comunque all'effettiva produzione di energia elettrica e quindi altamente rischiosi) potranno far sognare qualche amministratore comunale con problemi di bilancio, ma cosa gli rimarrà dopo aver svenduto il bene primario del suo territorio, il paesaggio? O succederà come è accaduto ad Isola Capo Rizzuto, dove, dopo aver fatto costruire il più grande parco eolico d'Italia, gli amministratori si sono accorti che quello scempio fa scappare i turisti, che cercano proprio paesaggi densi di identità e sapientemente tutelati. È su questo tipo di bene comune - conclude - che le comunità del Reventino intendono investire. Sono fiducioso che la gente dei paesi del Reventino, le associazioni, le pro-loco, tutti gli uomini di buona volontà sapranno impedire questo ennesimo scempio ambientale."Cuazzu pilatu" prima dell'istallazione delle centraline.
"Cuazzu pilato" con centralina per il monitoraggio del vento(spezzata )