mercoledì 12 dicembre 2007

Massoneria.

Non sara’ avviata, per il momento, una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilita’ nei confronti del Pm di Catanzaro, Luigi De Magistris. La prima Commissione del Csm, infatti, ha deciso a maggioranza di approfondire ancora il caso e di continuare l’istruttoria! Io leggendo un po di notizie sull' argomento ho ripescato un vecchio articolo del Quitidiano datato 19 Giugno 2007....date un occhiata.

Massoneria, nel Lametino sette logge - Non tutte le organizzazioni sono conosciute. Sarebbero diverse quelle attive in incognito - Alcuni sarebbero iscritti anche alla Giordano Bruno di Catanzaro
LAMEZIA TERME - Ingegneri, avvocati, medici, imprenditori, commercianti, giornalisti, professori, rappresentanti della classe medio-alta si affollano alle porte strette delle logge massoniche, sparse ovunque nello stivale.I magistrati, se ve ne sono, come alti dirigenti pubblici, funzionari, generali o alti gradi militari, se ve ne sono, di solito sono soci occulti nella particolare posizione “all’orecchio del Gran Maestro”, ossia non conosciuti pubblicamente, per evitare rischi rispetto alle norme.Tale fenomeno sociale, a quanto pare un “must” per alcune fasce dirigenziali, è quello della proliferazione delle logge, di cui solo una parte è visibile, attraverso comportamenti e relazioni pubbliche, a volte discutibili come emerge dalle inchieste della magistratura.Si pensi all’indagine di Henry John Woodcock, in cui sono finiti indagati, tra gli altri, i calabresi Gesualdo Marra (Reggio Calabria), Santo Mancuso (Lamezia Terme), Mario Saullo (Scalea) e Marco Olivito (Cosenza).Dalle notizie che circolano, tutto gira intorno all’acquisizione di fondi pubblici per progetti europei, statali, regionali o ad affari edilizi, docenze universitarie e carriere varie.Indubbiamente in questi casi sussistono notevoli movimenti monetari, ripartizioni di poteri, crescite politiche, per i quali spesso non si va per il sottile, tanto che talvolta scoppiano collusioni massonico-mafiose, come sostenuto nell’inchiesta di Luigi De Magistris sulla loggia Francesco de Luca di Satriano Marina. «Accuse che se fossero provate, rileva la federazione di Catanzaro di Rifondazione Comunista (http://www.rifondazione.cz.it/), entrerebbero a pieno titolo nella storia della massoneria deviata calabrese, tra criminalità e politica».Nell’opinione pubblica illuogo più comune è quello della facilità carrieristica associata a logge massoniche, che appare il minore vantaggio.In realtà dalle inchieste esistenti e da quella della P2 (www.sobborghi.org/?p=73) risultano aspetti di grande portata economica, affaristica e politica, rispetto ai quali è lecito e doveroso porsi domande.Quante logge in Italia? Un migliaio con 18.000 e 500 iscritti, secondo dati ufficiali (http://www.grandeoriente.it/), appartenenti a categorie del ceto medio dirigente.Da uno studio comparato tra la Lombardia e la Calabria emerge (Grande Oriente d’Italia) che la Calabria con solo due milioni di abitanti ha più logge, (62) che la Lombardia (54) con oltre nove milioni di abitanti.Ed in particolare a Lamezia Terme e nel lametino si contano sette logge, alcune delle quali, sembra, in incognito, ma attive e forti:Federico II, Fratellanza Italiana (http://www.fratellanzaitaliana.it/), La Sila di Decollatura e Albert Pike di S. Mango d’Aquino.Poi ci sono Il Nuovo Pensiero e Giordano Bruno di Catanzaro e Giosuè Carducci di Vibo Valentia.Molti noti lametini si trovano accolti nella potente loggia Giordano Bruno di Catanzaro, che aggrega personaggi di alto rango, onorevoli, avvocati e professionisti di grido.Albert Pike, figura centrale all’interno della Massoneria moderna, oggi anima un largo dibattito sul ruolo degli angeli nella Genesi ed in particolare quello di Lucifero, il portatore di Luce, per i massoni, che aspirano ad un nuovo ordine mondiale.Qualche anno fa si sono festeggiati i 20 anni della loggia “Fratellanza Italiana”.La gran parte dei cittadini lametini, però, ignora l’esistenza di tali logge. Anche la loggia “Federico II” ha avuto tempo fa il decreto del Gran Maestro Gustavo Raffi alla presenza del grande ufficiale Antonio Criseo, del presidente del Collegio calabrese Mario Donato Cosco e numerosi altri dignitari del Grande Oriente d’Italia.I siti internet e le personalità massoniche venerabili e trentatrè (alti gradi nelle logge) negli interventi pubblici affermano che la Massoneria è una Fratellanza legata da nobili ideali culturali e sociali, estranei a rapporti illeciti di qualsiasi tipo, come ha rimarcato il Gran Maestro Raffi, in quanto essi propugnano ideali razionali e illuminati, la cui storia nasce dall’illuminismo e dal Risorgimento Italiano. Sarà, ma ecco, ci si domanda perché queste aggregazioni così numerose e diffuse hanno regole esoteriche (tra tutti il grembiulino) e titoli secondo vecchie classificazioni dei Fratelli Muratori, che chiunque può scoprire nella rete (www.goiradio.it/archivio1a.htm).
Il Quotidiano della Calabria

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Si tratta di un compaesano...
Frank b.


STAY BEHIND

Luigi Cipriani. Appunti sull'anticomunismo dal dopoguerra ad oggi.



GLADIO.LE DATE. Andreotti.

Il Sifar pose allo studio fin dal 1951 la realizzazione di una organizzazione clandestina di resistenza per uniformare e collegare in un'unico omogeneo contesto operativo e difensivo le strutture militari italiane e quelle dei paesi alleati. Risultava ai servizi segreti italiani che analoghe organizzazioni Usa stessero predisponendo nel nord Italia gruppi clandestini. Nota del gen.Musco 8 dicembre 1951.

Mentre la struttura italiana clandestina di resistenza era in fase di avanzata costituzione, venne sottoscritto in data 26 novembre 1956 dal Sifar e dal servizio Usa un accordo relativo alla organizzazione e all'attività della rete clandestina denominato Stay behind, con il quale furono confermati tutti i precedenti impegni intervenuti nella materia fra Italia e Usa e vennero poste le basi per la realizzazione dell'operazione Gladio.

Una volta costituita Gladio, su richiesta della Francia, l'Italia fu chiamata nel 1959 ai lavori del Ccp (Comitato clandestino di pianificazione) operante nell'ambito dello Shape (Supreme head quarters allied powers Europe). Tale organo aveva il compito di studiare l'attività informativa offensiva in caso di guerra, con particolare riferimento ai territori di possibile occupazione da parte del nemico.

Nel 1964 il nostro servizio venne invitato ad entrare nel Cca (Comitato clandestino alleato) destinato a studiare i problemi di collaborazione tra i diversi paesi per il funzionamento delle reti di evasione e fuga. Vi facevano parte Usa, Belgio, Gran Bretagna, Francia, Olanda, Lussemburgo, Germania ovest.

Nel 1956 venne costituita nell'ambito dell'ufficio R del Sifar una sezione addestramento denominata Sad attraverso la quale, per la prima volta nella sua storia, il Sifar attua il comando delle forze speciali e dell'apparato organizzativo, didattico e logistico necessario al loro funzionamento. La struttura fu coperta da massima segretezza e, per tale ragione, suddivisa in un 'ordinamento cellulare' così da ridurre al minimo ogni danno derivante da defezioni, incidenti o sfasamento della rete.



LA CATENA DI COMANDO DI GLADIO.

Martini. Capo ufficio R dall'ottobre 1976 al 27 settembre 1978.

Fino a quando è stata costituita la VII sezione Sismi, la Gladio era gestita nel modo seguente:

-------------------- -------------------- -------------------------

capo del servizio capo ufficio R-S capo della 5° sezione

-------------------- -------------------- -------------------------

Gladio

-------------------------

Nel periodo del Sid 1960-1966, direzione Henke, e nel periodo 1970-1974, direzione Miceli, la catena di comando era la seguente:

------------------- ---------------- ------------

capo del servizio capo sezione R capo uff.R

------------------- ---------------- -----------

Gladio

-----------

Capi uff.R:

1969-1971 : Bernini Buri

1971-1974 : col.Fortunato

Nel periodo ottobre 1970-1971 si affiancò alla sezione R la V sezione detta Sad comandata dal col.Fagiolo e dal col.Serravalle.

In definitiva, dal 1970 al 1974, la struttura Gladio aveva come capi:

Henke-Miceli, capi del Sid;

Bernini Buri e Fortunato capi uff.R;

Fagiolo e Serravalle capi V sezione.

Dal 1976 venne costituito il servizio R, i cui capi furono l'amm.Toller e l'amm.Martini. Comunque, in quegli anni, la direzione operativa, il reclutamento, l'addestramento, il finanziamento era dell'uff.R.

Martini specificò: fino al 1975-76, quando io fui messo a conoscenza dell'esistenza di Gladio, la catena di comando era: capo del servizio-capo ufficio R e V sezione inglobata nell'ufficio R. Quindi tutta la gestione, il materiale, le operazioni, le esercitazioni, l'arruolamento, i finanziamenti venivano gestiti dalla catena.

MICELI ristrutturò l'ufficio R nel modo seguente:

---------------- periodo 1973-74-75-76

------------------ rep.D interno

capo del servizio -------------------- --------- -----------

------------------ rep. R S estero uff.R Gladio

---------------- ------- ----------



MARTINI. CHI FU INFORMATO DI GLADIO. Comunicazione scritta a: Craxi, Spadolini, Goria, Zanone, De Mita, Martinazzoli, Andreotti.

Sono stati informati con riunione apposita: Andreotti, Cossiga, Gui, Forlani, Lattanzio, Ruffini, Lagorio.

Hanno visitato capo Marrangiu: Taviani, Gui, Andreotti, Cossiga, Lagorio, Sanza, Zanone e Rubbi.

Non sono stati informati: Rumor, Fanfani, Moro, Leone, Segni, Restivo, Tremelloni, Gaspari, Tanassi.



DEPOSITI D'ARMI (Andreotti Operazione Gladio). A seguito degli accordi Italia-Usa, nel corso del 1959 la Cia provvide ad inviare presso il Cag i materiali di carattere operativo destinati alla Gladio da interrare nelle zone d'operazione. A partire dal 1963 ebbe inizio la posa dei contenitori. Fra i materiali in questione erano comprese armi portatili, munizioni, esplosivi, bombe a mano, coltelli, mortai da 60 mm., cannoncini da 57 mm, fucili di precisione, radiotrasmittenti eccetera.

AURISINA. A seguito del ritrovamento di uno dei contenitori da parte dei carabinieri della zona di Aurisina, per realizzare migliori condizioni di sicurezza, venne iniziato, a partire dall'aprile 1972 il recupero di tutto il materiale che fu accantonato in stazioni dei carabinieri vicino ai luoghi di interramento. Gli esplosivi recuperati vennero accentrati presso il Cag e presso il deposito di munizioni di Campomela.

Le operazioni di recupero ebbero termine nel corso del 1973 e permisero di ritrovare 127 Nasco su 139. Dei contenitori mancanti risulta che: 2 con armi leggere quasi certamente furono asportati da ignoti, probabilmente all'epoca delle operazioni di interramento; 8 con armi leggere furono lasciati nei luoghi di interramento in quanto raggiungibili solo con demolizioni; 2 con armi leggere e 1 con esplosivi non più rinvenibili in quanto dislocati presso cimiteri che avevano nel tempo subito ampliamenti.



FRANK B.GIGLIOTTI. Massone reverendo di una chiesa metodista di Lemon Grace in California e chef adviser, consigliere capo dell'Oss che nel 1947 dava origine alla Cia.

In un rapporto del Dipartimento di stato Usa del 7 luglio 1947 Walter Dowling della Divisione affari europei parla del gruppo organizzato da Brennan (cfr.infra ndr) in questi termini: "Temo che Gigliotti, anch'egli membro dell'Oss, stia cercando di attivare la vecchia banda dell'Oss in Italia come mezzo per combattere il comunismo. Come è noto le attività di quel gruppo, messo in piedi per la maggior parte da italoamericani quali Scamporino e Corvo, sono sempre state di dubbio valore e i più sono stati rispediti a casa quando Bob Joyce ha preso la direzione in Italia".

E' così che quando, nel 1943, gli Usa sbarcheranno in Sicilia, la prima azione dell'Oss sarà la corsa di Max Corvo e Vincent Scamporino all'isola di Favignana per liberare i mafiosi incarcerati dai fascisti.

Gigliotti fa anche parte dell'associazione Sons of Italy, forte di 500.000 iscritti presieduta dal giudice Felix Forte che raggruppa fascisti e anticomunisti che formavano la rete Usa in Italia.

Frank Gigliotti viene fatto presidente del comitato dei massoni Usa che condurrà in porto la riunificazione della massoneria italiana sotto il controllo di quella Usa. Nel Comitato nazionale di cittadini Usa per rendere giustizia alla massoneria italiana entrarono i maggiori esponenti della massoneria Usa, tra i quali Goodwyn Knight, ex governatore della California, William Standley, ex ambasciatore e contrammiraglio, Christian Herter, segretario di stato ecc.

A Roma Gigliotti poteva contare sull'appoggio dell'ambasciatore Usa di origine ebraica e massone James Zellerbach.

Il compromesso fra il Grande oriente e lo Stato italiano fu raggiunto il 7 luglio del 1960 con un atto di transazione firmato dal ministro delle finanze Trabucchi, Publio Cortini in rappresentanza dei massoni italiani e da James Zellerbach, ambasciatore Usa. Frank Gigliotti fu insignito del grado di gran maestro onorario a vita, membro emerito del Supremo consiglio italiano del rito scozzese e rappresentante per l'Italia alla conferenza di Washington. Il primo prezzo che i massoni italiani dovettero pagare agli Usa fu nel 1961: il riconoscimento delle logge Nato presenti nelle basi Usa, come la B.Franklin di Livorno, la Aviano in Friuli, la Truman presso il comando di Bagnoli, la Verona american lodge di Verona, la G.Washington di Vicenza e altre.



CHARLES POLETTI. Massone Usa, colonnello dell'Oss, governatore di Napoli che requisì locali sotto la galleria S.Carlo per consegnarli come sede alla massoneria napoletana a Gabriele Iannelli. Poletti sarà governatore di Palermo, Roma, Napoli e Milano durante l'amministrazione Usa in Italia.



GIOVANNI ALLIATA DI MONREALE. Nella primavera del 1960 la massoneria ottiene il riconoscimento di quella Usa accentuando la componente anticomunista con la riunificazione col gruppo reazionario capitanato dal siciliano Giovanni Alliata di Monreale, massone, che più avanti entrerà nella P2 e mafioso implicato nella strage di Portella delle ginestre come mandante. Alliata di Monreale inizia anche un'opera di avvicinamento col gruppo di fascisti presenti nella massoneria: fra questi, Elio Sciubba, funzionario del ministero del Tesoro.



CARMEL OFFIE. Presente in Italia dal dopoguerra come rappresentante della Commissione alleata di controllo, in realtà lavorava per la Cia. Morì nel 1972 per un incidente aereo.

Carmel Offie fu il patrocinatore della nascita dell'intervento autonomo Cia in Italia e nel 1949 della nascita del Sifar di Pacciardi, amico di Offie. Offie indirizza, prima delle elezioni del 1948, De Lorenzo verso la schedatura che porterà ai 137.000 fascicoli del Sifar.

Offie intervenne anche nei confronti di Gronchi tramite De Lorenzo perché aveva accettato di essere eletto coi voti del Pci e patrocinò l'elezione di Segni, anticomunista implicato nel tentativo di golpe del Sifar.

Offie intervenne anche a favore del governo Tambroni e indirizzò il col.Rocca verso l'azione di finanziamento dei partiti anticomunisti, il reclutamento di bande armate di destra.

Offie fu anche il patrocinatore della nomina di Miceli a capo del Sid presso il ministro Tanassi ed il suo segretario Palmiotti iscritto alla P2.



LA CIA FINANZIA GLI ANTICOMUNISTI. Intermediario fra la Cia e i partiti anticomunisti italiani era Earl Brennan, massone, ex capo della Secret Intelligence che in Italia durante il fascismo teneva i contatti col Grande oriente.

Prima dello sbarco degli Usa in Sicilia, nel 1943, Brennan comincia a reclutare siciliani mafiosi per costituire un gruppo dell'Oss per preparare lo sbarco. Si comincia col reclutare Max Corvo e Victor Anfuso, avvocato di Brooklin, dirigente del partito democratico, con Victor Scamporino che mirano ad infiltrarsi in Sicilia.

Il governo Usa e la Oss, che nel 1947 diventerà Cia, arruolarono la mafia nei propri servizi, rendendola strumento essenziale per il proprio intervento politico in Italia.



PORTELLA DELLE GINESTRE.

La fine del regime fascista aveva segnato la ripresa di un'antica consuetudine che aveva avuto inizio negli ultimi anni del 1800, quando i braccianti e i contadini poveri di Piana dei greci e san Giuseppe Jato convenivano il 1 maggio sul pianoro di Portella delle ginestre, per ascoltare le parole di uno degli antesignani del socialismo in Sicilia. Quel 1 maggio 1947 sarebbe stata una grande festa poiché si doveva celebrare la grande vittoria del 'blocco popolare' alle elezioni del 20 aprile 1947. Il bandito Giuliano (che, in rapporto col capomafia Calogero Vizzini e coi notabili dc, aveva appoggiato il movimento autonomista nella circoscrizione di Montelepre) aveva dato appuntamento agli uomini della sua banda ai Cippi, alle porte di Montelepre la sera del 30 aprile per redistribuire le armi e le munizioni.

Giuliano tenne un discorso per dire che iniziava la lotta contro i comunisti. I vari gruppi della banda presero posizione sulle alture circostanti e piazzarono le armi, tra le quali una mitragliatrice. Il piano prevedeva anche la cattura di Girolamo Li Causi e la sua fucilazione esemplare, ma egli non partecipò alla festa.

Era appena iniziato il pomeriggio, sul palco il calzolaio Giacomo Schirò, segretario della sezione Psi di san Giuseppe Iato stava per iniziare il suo discorso, quando il palco e la folla dei manifestanti furono investiti dalle raffiche dei mitra e della mitragliatrice. La sparatoria andò avanti per oltre dieci minuti, sul terreno rimasero undici morti, ventisette feriti gravi e altri venti feriti più leggeri.

Intermediario tra gli Oss-Usa e i gruppi anticomunisti in Italia era Earl Brennan, massone, ex capo della Secret intelligence che in Italia, durante il fascismo, teneva il contatto con il Grande oriente. Prima dello sbarco Usa in Sicilia, nel 1943, Brennan cominciò a reclutare siciliani mafiosi per costituire un gruppo delle Oss e preparare lo sbarco. Reclutò Max Corvo e Victor Anfuso, avvocato di Brooklin e dirigente del Partito democratico con Victor Scamporino, che iniziarono ad infiltrarsi in Sicilia. Il governo Usa e le Oss, che nel 1947 diventeranno la Cia, arruolarono la mafia nei servizi, rendendola strumento essenziale per il proprio intervento politico in Italia.

Earl Brennan incaricò le Oss di prendere contatti con Lucky Luciano, capo della mafia Usa tramite George White, capo della narcotici e maggiore delle Oss il quale disse a Luciano che, in cambio della sua libertà, avrebbe dovuto tornare in Sicilia ad organizzare la rete di sostegno Usa. Gli uomini di Brennan, inviati in Sicilia nel dopoguerra, presero contatti con Giuliano, al quale fecero giungere le armi della divisione Anders, formata da ufficiali polacchi col tramite delle Oss di Max Corvo. Armi che verranno usate da Giuliano nella strage di Portella delle ginestre.

Nel 1947, Giuliano riceverà ancora aiuti dalle Oss, poi Cia, per tramite di Frank Gigliotti, su disposizione del capo William Donovan.

Tra i mandanti della strage, venne indicato il principe Giovanni Alliata di Monreale, massone che passerà alla P2, mafioso, fascista. Alliata fu fautore della scissione della destra della massoneria italiana, che si raccolse in via Lombardia a Roma attorno al Supremo consiglio della Serenissima gran loggia degli Alam. Questa scissione rientrerà sotto il controllo della massoneria Usa, in Palazzo Giustiniani, nell'ambito della riunificazione della massoneria italiana voluta dalla massoneria Usa. Alliata, deputato monarchico, sostenitore di Tambroni, venne inquisito per il golpe Borghese e dal giudice Tamburrino nell'ambito della Rosa dei venti, essendo stato direttore del periodico Opinione pubblica, emanazione del movimento capeggiato dal gen.Nardella, inquisito per la Rosa dei venti. Alliata di Monreale fu anche patrocinatore del rientro dei fascisti nelle logge e del riavvicinamento con quelli già presenti, tramite Elio Sciubba, funzionario del ministero del Tesoro.



1948. IL PIANO X. Reso noto tramite il Freedom of information, prevedeva due punti. 1.Fornitura di un ingente quantitativo di armi a De Gasperi. 2. L'assistenza, finanziamento e armamento di movimenti anticomunisti e fascisti affinché promuovessero quelle azioni di sabotaggio, di guerriglia e di disturbo, poi da attribuire al Fronte popolare. Memorandum inviato al segretario di stato fin dal 13 dicembre 1947 dal generale D.Harnold della Divisione piani e operazioni.

Il Dipartimento delle FA è preparato a fornire al governo italiano le seguenti partite di armi.

proiettili US cal.30 m 1903 50.000 pezzi

pistole cal.45 m I9II 5.000

fucili mitragliatori 45 Thompson 20.000

cartucce boll. cal.30 30.000.000

cartucce boll. cal.45 20.175.000

Il 25 marzo 1948, poco prima delle elezioni, l'ambasciatore Usa Dunn scrive al segretario di stato: "In conformità all'accordo raggiunto in questi giorni con il comandante della difesa generale Trezzani, si dichiara che l'offerta di cui al doc.7212 P. viene accettata tramite il pagamento di 10 milioni di dollari. Tale somma dovrà essere pagata in dollari Usa prima del 1 luglio 1947. Ulteriori accordi verranno stipulati dal gen.Trezzani e dal ministro della difesa Facchinetti".

Pacciardi, divenuto ministro della Difesa, farà in modo che le armi Usa arrivino in Italia segretamente prima delle elezioni.

A quale scopo dovessero servire le armi lo spiega lo stesso col.John William che portò a termine la trattativa per le forniture di armi col governo De Gasperi. In una sua nota si legge: "Premessa l'importanza strategica e politica dell'Italia e il fatto che la sua sicurezza interna è elemento essenziale nella lotta contro il Comintern perché è la porta che si apre verso il centro e l'est Europa, perché può consentire il controllo militare dei Balcani dell'Adriatico e Ionio e della Grecia"; la nota prosegue sostenendo che l'esercito italiano non offre garanzie di fronte all'esercito di Tito e delle risorse di Mosca. Il memorandum prosegue dicendo che l'assenza delle truppe alleate dopo il 1947 induce l'esigenza di prendere in seria considerazione tutte le forze sentitamente anticomuniste, quali ad esempio i "patrioti italiani" che hanno ottenuto finora un appoggio assolutamente insufficiente.

Stranamente il memorandum usa lo stesso termine di patrioti per definire questi gruppi, come Andreotti ha definito gli uomini della Gladio.

I legami tra i servizi Usa e i gruppi armati reazionari risalgono al 1944 quando James Angleton viene inviato a Roma dall'Oss per dirigere le operazioni speciali da condurre con le formazioni clandestine di destra. Angleton in un rapporto afferma che: in generale i neofascisti al nord sono diretti da un militare che opera sotto il nome di colonnello H. Il movimento include il gen.Viggiani (che diventerà successore di De Lorenzo al Sifar) che è legato con la massoneria. Inoltre si segnala che il partito fusionista che si raccoglie intorno alla ex decima Mas, malgrado il suo capo Borghese, sia ancora sotto controllo.

Angleton fu l'agente per operazioni speciali dell'Oss in Italia e per la Cia. Il suo esordio fu quello di salvare dalla giustizia italiana Borghese favorendone i contatti con Raffaele De Courten ministro della Marina di Badoglio, per poi andarlo a rilevare nel suo nascondiglio a Milano e consegnarlo al contrammiraglio Ellery Stone, capo della Commissione alleata di controllo, che era monarchico e fascista.



IL COL.ETTORE MUSCO E LA A.L.I.

Tra le organizzazioni anticomuniste presenti a livello nazionale, Angleton segnalò l'importanza della Ail (Armata italiana della libertà) il cui responsabile di facciata era il col.Musco (che diventerà il primo capo del Sifar voluto da Pacciardi) ma i veri capi, secondo un rapporto del solito Frank Gigliotti, erano il generale Sorice, ministro della guerra di Badoglio e il maresciallo Giovanni Messe, fascista.

Il solito Frank Gigliotti nel luglio 1947 segnala al responsabile per gli affari europei del Dipartimento di stato Walter Dowling quale sia lo scopo della Ail affermando: "Ci sono in Italia cinquanta generali che si stanno organizzando per un colpo di stato. Sono tutti anticomunisti e sono pronti a tutto".



RANDOLFO PACCIARDI E IL SIFAR. Pacciardi, antifascista ma anche feroce anticomunista, massone e repubblichino, fautore della repubblica presidenziale, facente parte di quel gruppo clandestino promosso da Edgardo Sogno che era pronto alla guerra civile qualora i comunisti fossero andati al potere anche per vie legali. Su pressione del gruppo dell'Oss facente capo a Frank Gigliotti, Pacciardi entra nel governo De Gasperi nel 1947 come ministro della Difesa.

Nel 1949 dopo l'ingresso dell'Italia nella Nato sotto l'egida di Pacciardi ministro della Difesa, nacque il servizio segreto militare italiano, il Sifar, che dipendeva dal capo di Stato maggiore della difesa, quel Musco capo dei cinquanta generali della Ail che, come riferì Gigliotti, erano pronti ad un colpo di stato per impedire la conquista del potere da parte delle sinistre.

Il Sifar nasce quindi come filiazione diretta della Cia e di quei gruppi mafiosi e massoni che iniziarono ad operare in Italia a partire dallo sbarco in Sicilia (Frank Gigliotti, Max Corvo eccetera).

Contemporaneamente la Cia stava autonomamente organizzando gruppi clandestini armati nel settentrione, come risulta dalla nota del gen.Musco dell'8 dicembre 1951 citata nel documento sull'organizzazione Gladio inviato da Andreotti alla Commissione stragi.

Di che natura fossero questi gruppi abbiamo già visto in parte. Una conferma viene da un documento citato dal De Lutiis, secondo il quale negli archivi della stazione Cia di Roma vi erano liste di formazioni paramilitari di destra che da tempo hanno offerto il loro servizio in funzione anticomunista. I nominativi, oltre 2000, contenuti in liste compilate dal capostazione Cia di Roma Harwey; si riferisce di uomini capaci di uccidere, piazzare bombe e ordigni incendiari.

Nella primavera del 1964, al cinema Adriano di Roma, Pacciardi fondò il partito Nuova repubblica, affermando che col centrosinistra si è raggiunto l'acme del pericolo ('occorre agire subito'). Cosa Pacciardi intendesse per 'agire subito', trova spiegazione nel tentativo di golpe del Sifar di De Lorenzo e nei piani di Edgardo Sogno.



IL PIANO DEMAGNETIZE- DE LORENZO. Il 27 dicembre 1952 viene nominato capo del Sifar Giovanni De Lorenzo, massone della loggia riservata -una sorta di P2- detta Giustizia e Libertà, che faceva capo alla Gran loggia di piazza del Gesù, rifondata nel 1943 da un fascista agente dell'Ovra, Raoul Palermi.

Facevano capo a piazza del Gesù, oltre a De Lorenzo, il generale Giuseppe Aloja che diverrà capo di Stato maggiore della Difesa nel 1966, il generale Vito Miceli, capo del Sios Esercito e successivamente del Sid, implicato nel cosiddetto Sid parallelo, nella Rosa dei venti e nel tentato golpe Borghese. Della medesima loggia facevano parte i fascisti Sandro Saccucci, Giulio Caradonna, Michele Sindona poi passato alla P2 come il procuratore generale di Roma Carmelo Spagnuolo, espulso dalla magistratura.

De Lorenzo, subentrato a Musco, fu capo del Sifar dal 27 dicembre 1952 al 16 ottobre 1962. Gli succedette dal 17 ottobre 1962 al 5 giugno 1965 il gen.Viggiani e dal 6 giugno 1965 al 12 giugno 1966 il gen.Allavena. Il 25 giugno 1966 il Sifar fu sciolto e sostituito dal Sid. De Lorenzo fu nominato comandante dei carabinieri il 15 ottobre 1962 e vi rimase fino al 1 febbraio 1966 quando sostituì il generale Aloja a capo di Stato maggiore dell'Esercito, mentre questi passava a capo di Stato maggiore della Difesa. Il 15 aprile 1967 De Lorenzo venne destituito e sostituito dal gen.Guido Vedovato.

All'inizio del 1962 (mentre presidente Usa è Kennedy) Aldo Moro vince il congresso di Napoli della Dc con una linea politica favorevole all'apertura al Psi col centrosinistra. Contemporaneamente l'ambasciatore Usa a Roma Frederik Reinhardt convoca riunioni per decidere come intervenire contro uno spostamento a sinistra dell'Italia. Alle riunioni parteciparono Outerbridge Horsey, viceambasciatore, Thomas Karamessines capo stazione della Cia sostituito nel 1963 da William Harvey, l'addetto militare Vernon Walters che diverrà vicecapo della Cia sotto Nixon, il quale sostenne che in caso di spostamento a sinistra gli Usa non avrebbero esitato ad invadere l'Italia. Il presidente Kennedy scelse invece la via di emarginare gli elementi più a sinistra del Psi, puntando su un rapporto privilegiato con Nenni, come indicava il capostazione Cia.

Il col.Walters incontrò il gen.De Lorenzo, ex capo del Sifar che sta per essere nominato comandante dell'Arma dei carabinieri da Andreotti ministro della Difesa. De Lorenzo era un fedele servitore Usa perché da un memorandum top secret del Comando generale di S.M.JCS degli Usa del 14 maggio 1952 risulta che il capo del Sifar aveva, all'insaputa del governo italiano, sottoscritto un patto segreto denominato Demagnetize. Il piano venne fatto firmare a De Lorenzo dalla Cia e prevedeva quanto segue.

"L'obiettivo del piano è quello di ridurre le forze dei partiti comunisti (Italia, Francia) le loro risorse materiali, la loro influenza nei governi italiano e francese e in particolare nei sindacati, di modo da ridurre al massimo il pericolo che il comunismo possa trapiantarsi in Italia e in Francia danneggiando gli interessi degli Usa nei due paesi. La limitazione del potere dei comunisti in Italia e Francia è obiettivo prioritario. Esso deve essere raggiunto con ogni mezzo. Del piano Demagnetize i governi interessati non devono essere a conoscenza, essendo evidente che esso può interferire con la loro sovranità nazionale".

Un primo esempio della collaborazione Cia-Sifar fu la richiesta fatta da W.Colby, capostazione Cia a Roma, a De Lorenzo di installare microfoni nelle stanze del Quirinale per registrare le conversazioni dei presidenti della Repubblica Gronchi, Segni, Saragat e Leone. Microfoni furono messi anche nelle stanze del Papa, ma furono scoperti dai collaboratori di Giovanni XXIII, causando un incidente diplomatico con Kennedy.



IL PIANO SEGRETO SIFAR-CIA DEL 1962. Nell'ottobre del 1962, il col.Walters e il gen.De Lorenzo dovettero abbandonare gli incarichi per essere sostituiti rispettivamente dal col.James P.Strauss e dal gen.Viggiani che passarono le consegne per la gestione del piano a Thomas Karamessines e al col.Renzo Rocca per il Sifar, responsabile dell'ufficio ricerche economiche (Rei) e della parte operativa dell'operazione Gladio. Nel 1962, successivamente alle elezioni amministrative in Italia che videro una ulteriore avanzata del Pci, la Cia e il Sifar sottoscrissero un memorandum segreto che si articolava nei seguenti punti.

1. Programmare azioni diversificate per eventuali situazioni di emergenza.

2. Intensificare i finanziamenti alle forze che si oppongono al centrosinistra.

3. Sostenere all'interno della Dc gli uomini che si oppongono al presidente Gronchi a favore di Antonio Segni, contrario all'apertura a sinistra.

4. Appoggiare qualsiasi azione idonea a indebolire la compattezza del Psi (contro Lombardi) e a favorire scissioni interne.

5. Rafforzare nell'area dell'informazione le voci capaci di influenzare l'opinione pubblica nei campi economico e politico.



LA CIA E IL GOVERNO TAMBRONI 1960. Prima del centrosinistra, nel 1960, la Cia attraverso le pressioni di Carmel Offie nei confronti di De Lorenzo spinse quest'ultimo a orientare il presidente Gronchi verso la formazione di un governo di centrodestra con il sostegno del Msi, incaricando Tambroni per la formazione del governo.



IL CENTROSINISTRA DI MORO. Nel 1963 la Cia intervenne ancora contro la formazione del centrosinistra che fu formato da Aldo Moro. Vernon Walters, vicedirettore Cia, incaricò il col.Renzo Rocca che era in contatto con grandi gruppi industriali (Fiat ecc.) di inviare informative allarmanti sul malcontento dei settori economici nei confronti del centrosinistra.

Il 26 giugno 1964 cade il governo di centrosinistra presieduto da Moro e De Lorenzo convoca a Roma i generali dei carabinieri coinvolti nel piano Solo. Il presidente Segni affida l'incarico a Moro di formare un nuovo governo. Dopo forte tensione, Moro e altri dc incontrano De Lorenzo a casa del Morlino. IL 16 luglio 1964 Moro forma il nuovo centrosinistra morbido ed il 7 agosto Segni è colpito da paralisi al Quirinale, dopo un'accesa lite con Saragat.



PIANO SOLO

1.Criteri generali da porre a base di ciascun piano.

a) Assicurare il saldo possesso delle aree vitali esistenti nel territorio di giurisdizione (aree vitali sono quelle la cui caduta possa avere conseguenze di rilievo ai fini del mantenimento dell'ordine costituito nel territorio dello Stato. Si distinguono in aree vitali di 1° grado e aree vitali di 2° grado);

b) Predisporre:

-nelle aree vitali, provvedimenti di carattere:

difensivo, nei confronti della nostra organizzazione;

offensivo, nei confronti del probabile avversario (occupazione Rai-tv, centrali telefoniche, sedi di partiti e/o fermo di esponenti in vista ecc.);

impedendo la costituzione di comandi e centri logistici;

-nel rimanente territorio di giurisdizione, provvedimenti di carattere:

difensivo, nei confronti della nostra organizzazione;

intesi a costituire blocchi di riserve autocarrate da concentrare in secondo tempo nelle aree definite vitali;

c) Prevedere la costituzione di:

-riserve settoriali in ciascuna area vitale;

-una riserva divisionale in posizione centrale, orientata ad intervenire a favore delle aree vitali.

2.Forze a disposizione

a) Di 1° tempo:

-reparti territoriali dipendenti dalla divisione;

-reparti allievi sottufficiali e allievi carabinieri dislocati nel territorio di giurisdizione;

-nuclei autocarrati, che dovranno costituire l'ossatura di robuste compagnie di formazione da impiegare quale riserva.

b) Di 2° tempo:

-unità di previsto richiamo in caso di mobilitazione. E' da escludere in ogni caso l'abbandono delle stazioni distaccate.

3.Modalità esecutive

a) Costituzione di apposito comando delle forze operanti in ciascuna area vitale collegato con il comando della divisione;

b) Approntamento di:

-un progetto generale per le esigenze di tutto il territorio della divisione;

-progetti particolari per le esigenze delle singole aree vitali.

c) Orientamento verbale, a cura dei comandanti di divisione, fino a livello comandante di corpo.

4.Organizzazione logistica-servizi

Comprende accurate predisposizioni per quanto riguarda accasermamento (specie delle unità di formazione costituenti riserva) e dislocazione di posti rifornimento munizioni, artifizi lacrimogeni, carbolubrificanti.

(Subito per te.col.Dino, oggi 29 marzo 1968)



I COMPILATORI DEL PIANO SOLO E SIGMA.

Con nota del 12 maggio 1969, il ministro della Difesa chiariva che i documenti indicati come Piano Solo, risultavano composti da quattro minute di impiego per l'ordine pubblico, riguardante solo i carabinieri.

1°.La prima venne redatta dal comando della divisione Pastrengo di Milano, con giurisdizione su tutta l'Italia del nord. La minuta fu scritta dall'allora colonnello Mingarelli che era capo di S.M. della divisione. La minuta era firmata dal generale Markert e intestata 'pianificazione riservatissima, progetto generale'.

2°.La seconda minuta, costituita da 19 fotocopie, era redatta dal comando della divisione Podgora di Roma, con giurisdizione su tutta l'Italia centrale e la Sardegna. La nota era redatta dal gen.Bittoni, all'epoca capo di S.M. della divisione ed era intestata 'Piano Solo del comando di divisione carabinieri Podgora'.

3°.La terza minuta, composta da 28 fogli sciolti, conteneva la pianificazione per Roma, anch'essa redatta dal gen.Bittoni.

4°.La quarta, costituita da 32 fogli dattiloscritti, redatta dal comando carabinieri divisione Ogaden di Napoli, con giurisdizione sul sud, titolata 'Piano per il mantenimento dell'ordine costituito nel territorio dello Stato. Il comandante della Ogaden, Celi, dopo aver convocato il col.Romolo Dalla Chiesa, gli chiese di elaborare "uno studio inteso a vedere cosa l'Arma, nella nostra giurisdizione, avrebbe potuto fare contro i sovvertimenti".

Sulla consistenza delle forze da impiegare e sui piani operativi venne posto, dal governo Moro-Cossiga, il segreto di Stato. Veniva anche respinta la richiesta di ottenere le liste predisposte dal Sifar, contenenti 731 nominativi di 'enucleandi' appartenenti al Pci, distribuite nella primavera del 1964 ai comandi dell'Arma.

Picchiotti affermò che, successivamente alla riunione del 25 marzo 1964 dei comandanti di divisione, a seguito della quale verranno predisposti gli appunti rinvenuti, egli convocò i tre capi di S.M. delle divisioni, presenti ufficiali del Sifar, per aggiornare, su ordine del gen.De Lorenzo, i piani di tutela dell'ordine pubblico. Su proposta del gen.Mingarelli, si decise di usare i piani di emergenza speciale preparati dai prefetti, dall'esercito, dai carabinieri, dalla Ps del 15 novembre 1961 (Vicari) adattandoli agli scopi della pianificazione per il piano Solo. Lo schema, predisposto dal col.Tuccari, costituì l'ossatura del Piano Solo che prevedeva l'occupazione delle caserme, della Rai-tv, delle centrali telefoniche, delle sedi di partiti e giornali, con il fermo degli esponenti più in vista, il loro concentramento e trasporto in appositi campi. Era anche prevista l'occupazione del Quirinale e di palazzo Chigi.

Venne inoltre previsto un piano integrativo SIGMA, che prevedeva l'impiego di contingenti di carabinieri in congedo da richiamare, predisposto dal gen.Iavarone su indicazione del gen.De Lorenzo.

OPERAZIONE DELFINO.

Uff.R. sez.Sad n.n.30124.032.280. Attività addestrativa. Operazione Delfino 15-24 aprile 1966. Trieste-Monfalcone-Muggia. Operazione diretta da Roma.

Gruppo I- Operazione Delfino.

Esposizione della situazione locale (Trieste)

3.1. Proteste a mezzo stampa per la mancata iniziativa del governo e della regione contro il decadimento economico della città.

4.1. Mancate assicurazioni ai lavoratori da parte del commissario di governo.

5.1. Proclamazione di uno sciopero generale di 24 ore con picchetti duri, gli operai in corteo manifestano davanti alla Prefettura.

6.1. A Muggia a seguito di alcuni licenziamenti presso un cantiere locale viene indetto uno sciopero di 12 ore con comizio di un sindacalista della Cgil.

10.1. In conseguenza della ripresa dei bombardamenti Usa contro il Nord Vietnam, gli operai comunisti formano un comitato a sostegno dei vietnamiti.

15.1. Un comitato di agricoltori indice una protesta contro gli espropri di terreni per costruire autostrade.

18.1. Cortei di agricoltori protestano per le vie della città.

28.1. I lavoratori costituiscono un comitato di lotta contro le speculazioni dei padroni pubblici e privati. Seguono scioperi delle varie categorie contro il governo e le autorità locali che non sanno risolvere i problemi economici di Trieste e Monfalcone. Anche i portuali scendono in lotta. Vengono organizzati comizi e cortei di operai.

Esposizione della situazione politica nazionale italiana.

Il progressivo indebolimento della Nato determina una situazione di incertezza nel Paese.

I partiti di sinistra (Psi-Pci) ne approfittano per fomentare il disordine nel mondo del lavoro dando un'apparenza di rivendicazioni economiche alla lotta politica.

Si punta alla presa del potere attraverso la consultazione elettorale e si cerca di influenzare gli incerti.

Cominciano le intimidazioni nei grandi complessi industriali.

Le regioni sorte dopo tanti contrasti sono un elemento fondamentale nel gioco dei comunisti i quali ormai dominano dal Po alle porte di Roma.

Il Pci fomenta le lotte e acquisisce il controllo di importanti settori dell'economia e dei servizi.

Il centrosinistra cade e gli succede temporaneamente un governo d'affari con compiti puramente amministrativi.

Si fa strada un governo di unità nazionale che unisce il centro e tutti i partiti di destra senza distinzione politica che possa risolvere la difficile situazione.

E' però evidente che il Pci userà tutte le sue forze per impedire tale soluzione e sono da prevedere azioni violente.

Operazione Delfino- Gruppo C-1

Descrizione operativa.

Come già noto, nel periodo 15-24 aprile 1966 si effettuerà una esercitazione nella zona di Trieste con la partecipazione del nucleo P/4 e un nucleo di evasione-esfiltrazione E/4 e la unità di pronto impiego Stella marina.

L'esercitazione si svilupperà su basi sperimentate con temi concernenti le operazioni della guerra non convenzionale in situazioni di insorgenza.

Lineamenti dell'esercitazione.

-Direzione Roma

-Direzione manovra Trieste.

-Zona operativa: territorio della Venezia Giulia; Aquileia-Monfalcone-Sistrana-Trieste.

-Base logistica: aeroporti di Rivolto e Ronchi dei legionari.

-Scopo: organizzazione e attivazione dei comandi per operazioni di insorgenza operanti di fatto nel corso della esercitazione.

Situazione generale. Allegato n.1

1° FASE.

In talune zone dell'Italia settentrionale gruppi di estremisti, guidati e sostenuti dalla Jugoslavia, stanno promuovendo una situazione che all'attenzione degli elementi più sensibili appare contenere tutti i germi di una possibile più vasta situazione di insorgenza. Questa azione è condotta secondo i dettami della tecnica del camuffamento, sotto diverse forme, rivendicazioni sociali, economiche, sindacali, sfruttando le situazioni contingenti (miseria, ingiustizie sociali) ricorrendo a tutte le forme della deformazione delle informazioni, con l'obiettivo di minare le difese fondamentali del Paese e distruggere la fiducia nelle autorità costituite.

2° FASE.

Le autorità civili e militari si propongono di evitare uno stato di conflitto vero e proprio tenendo aperte le trattative dilazionatorie; assicurano il mantenimento dell'ordine pubblico nei centri principali e la funzionalità dei servizi generali, conducendo sulla restante parte del territorio azioni dimostrative di forza basate sulla mobilità dei reparti impiegati. In questa fase gli elementi delle unità precostituite sviluppano e intensificano i loro programmi di controinsorgenza.

3° FASE.

L'aggravarsi della situazione costringe le autorità civili e militari ad una scelta.

-Impiego delle forze con conseguente rischio di aprire un conflitto militare.

-Ricorso al compromesso politico, accettando di fatto per la zona particolare un temporaneo ordinamento.

Nella convinzione che la prima soluzione debba risultare troppo gravosa per le popolazioni e per l'economia della regione, le autorità optano per il compromesso.

Nasce una situazione che non si vuole peraltro debba cristallizzarsi a tale fine per suscitare fermenti di rivolta e confermare l'italianità della zona; si attivano le formazioni di guerriglia precostituite.

Schema operativo 3° Fase.

-Attivazione delle formazioni precostituite.

-Organizzazione di nuovi gruppi di resistenza.

-Azione di controintimidazione.

-Richiesta via radio di intervento a supporto di un distaccamento operativo delle "Special Forces Usa"

Situazione locale.

1°FASE

-Il governo, pur dimostrando di interessarsi della situazione locale, il effetti non concorre in alcun modo al suo risanamento e si astiene da ogni intervento.

-L'insorgenza continua in ogni modo ad infiltrare nuovi elementi, a finanziare ed assorbire attività commerciali e ad accentrare il patrimonio immobiliare a nome di elementi slavi. In molti casi le attività restano mascherate da ragioni sociali italiane.

-Assecondata dai partiti Psi e Pci, notoriamente filo slavi, l'insorgenza preme sulla massa dei lavoratori provocando, sotto l'apparenza di rivendicazioni economiche, una agitazione progressiva con il fine ultimo di richiamare la fratellanza italo-slava.

-La controinsorgenza (Gladio) ha accertato che la popolazione locale è divisa in due correnti nelle seguenti percentuali: insorgenza 40%, agnostici 20%.

Con le intimidazioni fatte risulta chiara la prevalenza della insorgenza, occorre organizzare la controinsorgenza a partire dai seguenti centri:

-postelegrafonici

-Ff.Ss.

-Municipio

-Società di navigazione

-Lavori pubblici

-Tribunale

-Ospedali

-Banche

-Compagnie di assicurazione

-Scuole

-Lega nazionale

-Cai

-Prefettura

Compiti specifici

Informativi

-Localizzare i centri di ritrovo dei rivoltosi.

-Individuazione degli elementi di spicco.

-Tempestive informazioni circa raduni-comizi-manifestazioni.

-Azioni di disturbo nelle manifestazioni al fine di creare piccoli incidenti atti a stimolare la reazione.

Programma d'azione

-Serie di articoli sui giornali rievocando la 2° guerra mondiale, risvegliando l'odio antislavo.

-Altri articoli che mettano in evidenza il benessere italiano contro la miseria jugoslava.

-Acquisizione di notizie particolari, personali su elementi di spicco dei ribelli da rendere pubblici.

-Disturbo di comizi e manifestazioni.

-Organizzazione di contromanifestazioni.

-Azioni di intimidazione contro chi lotta.

Azioni di contrasto

-Autostrada: dire che i lavori sono in pieno svolgimento.

-Cantieri: l'ammodernamento non è stato fatto, ma sono previsti investimenti.

-Porto: le richieste fatte a Trieste saranno esaudite.

-Ferrovie: è stata data la priorità alle autostrade, ma in futuro verranno potenziate.

-Porto: accusare i portuali filocomunisti di avere fatto scioperi per favorire i porti jugoslavi.

2° FASE

Azioni di contrasto

-Nelle zone dove sono sorti focolai di insorgenza e dove i rossi hanno ottenuto il controllo, sarà intensificata l'azione di propaganda con manifesti, volantini, esposizione del tricolore.

-In previsione del solito comizio del 1° maggio e usuale tentativo di formazione del corteo per raggiungere piazza dell'unità d'Italia, verranno predisposte azioni di gruppi di attivisti per disturbare ed impedire il raggiungimento. Tale azione verrà predisposta ogni volta che vi sarà sentore di manifestazioni e cortei.

3° FASE

La insorgenza è in atto e gli insorti dominano la situazione in quanto occupano tutti i passi dell'altopiano come i rioni periferici di Trieste. La polizia si limita a presidiare le principali installazioni e non interviene nelle dimostrazioni per non creare incidenti.

Compiti operativi

a) Intensificazione delle azioni intimidatorie (lancio manifesti, cancellatura scritte ecc.) lancio di petardi, azioni di sabotaggio mascherato.

b) Individuazione dei centri di rifornimento di armi dei rivoltosi.

c) Presa di contatto con la centrale per la richiesta di ulteriori materiali per aumentare gli aderenti contro l'insorgenza.

d) Intensificazione delle ricerche per case sicure.

e) Controllare e mantenere le condizioni per lanci e sbarchi.

f) Eventuali atti di terrorismo da addebitare agli insorti.

g) Predisposizione di luoghi di concentrazione e addestramento per l'attacco finale agli insorti.



ELENCHI P2-SIFAR

-gen.GIOVANNI ALLAVENA, già capo dell'ufficio D del Sifar e tramite della consegna dei fascicoli a Gelli. Tessera n.1615, codice E18.77, gruppo centrale 0505.

-gen.LUIGI BITTONI, capo S.M. divisione carabinieri Podgora di Roma, con giurisdizione su tutta l'Italia centrale. Fascicolo 0116.

-col.ROMOLO DALLA CHIESA, addetto al comando della divisione Ogaden di Napoli, con giurisdizione su tutta l'Italia meridionale. Tessera 1611, codice E18.77, gruppo 04, fascicolo 0500.

-gen.FRANCO PICCHIOTTI, capo di S.M. comando generale Arma carabinieri. Tessera 1745, codice E18.77, data 1 settembre 1977, gruppo centrale. Referente e capo gruppo di A.Sinagra, G.V.Placco, A.Maroni, Silvio Lauriti, Duilio Poggiolini, Gioacchino Albanese (Psi), Antonio Moretti e presentatore di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Picchiotti era incaricato di compilare le liste di proscrizione per conto di De Lorenzo.

-gen.De Santis, Roma, generale dell'esercito, collaboratore di De Lorenzo durante il piano Solo. Tessera P2 1753, codice E18.77 gennaio 1977, gruppo centrale, fascicolo 0359, grado 3°. Nel fascicolo risulta una fitta corrispondenza con Gelli. E' fondatore nel 1975 con il Gran maestro della nuova P2.

-gen.GIAN BATTISTA PALUMBO. Comandante della legione carabinieri di Genova. Tessera 1672, codice E18.77, gruppo 04, fasc.0135. Successivamente diventerà comandante della divisione Pastrengo di Milano.

-gen.DINO MINGARELLI, generale dei carabinieri, imputato per il depistaggio di Peteano, indicato assieme a Palumbo per essere uno degli organizzatori del piano Solo di De Lorenzo. Sotto la dicitura 'Pianificazione riservatissima progetto generale', Mingarelli precisava gli obiettivi del piano.



FASCISTI IN LOGGIA 1970

La massoneria nel 1970 festeggia il centenario del 20 settembre, breccia di Porta Pia, al palazzo dei congressi dell'Eur ed i massoni democratici si resero conto che sotto la gestione Salvini le logge si erano riempite di fascisti e democristiani di destra del gruppo Europa civiltà, sorto nel 1968 da fascisti esoterici, cattolici integralisti legati alla destra Dc di Roma che fa capo all'ex deputato Agostino Greggio ed al cardinale Alfredo Ottaviani, amico di Andreotti.

ELVIO SCIUBBA. Massone e direttore del periodico L'incontro delle genti, organo del Macem, il cui animatore era l'ex generale fascista Giuseppe Pieche. Funzionario del Tesoro, distaccato presso l'Ocse e reintegrato in massoneria da Salvini dopo essere stato espulso perché fascista perché dalle colonne del suo periodico aveva lanciato un appello ai giovani di Europa civiltà perché si riunissero con la massoneria nera e l'integralismo cattolico contro la sinistra.

Sciubba, dignitario del rito scozzese (con Giovanni Alliata di Monreale) tenta una operazione entrista nei servizi segreti, utilizzando come tramite il generale Pieche.

GEN.GIUSEPPE PIECHE. Stretto collaboratore del capo della polizia fascista Arturo Bocchini e dell'Ovra, il carabiniere Pieche si ritrovò nel 1937 a collaborare col generale Mario Roatta, capo del Sim (servizio militare) nella campagna di Spagna, e quindi passò direttamente alle dipendenze di Mussolini come controllore dei vari reparti dello spionaggio. Il 19 novembre 1943, dopo la caduta del fascismo, diviene comandante dell'Arma dei carabinieri fino al luglio del 1944, quando venne epurato.

Subito dopo la formazione del governo De Gasperi, il generale Pieche viene ripescato e incaricato di dirigere il centro antincendio della polizia. In realtà ha la funzione di riaggregare i gruppi di fascisti e di infiltrarli nei gruppi di sinistra.

Successivamente Scelba lo incaricherà di ordinare il casellario politico centrale presso il Viminale. Sempre per incarico di Scelba, il gen.Pieche collaborò con Edgardo Sogno al progetto Servizio Difesa civile, il quale altro non era che una sigla di copertura di una struttura di civili armati in funzione anticomunista interna.

LORIS FACCHINETTI. Ex missino passato a Ordine nuovo, massone del gruppo dell'ex generale fascista Ghinazzi, facente parte della redazione del periodico L'incontro delle genti con Elvio Sciubba. Facchinetti, con tutto il gruppo di Europa civiltà composto da Serpieri, Tacchi, Orlandini, Borghese sin dal 1969 aveva stretti rapporti con Miceli. Facchinetti era inoltre in contatto con la P2 perché vi era transitato ed era in contatto con elementi della Magliana, Egidio Giuliani e Paolo Aleandri.

ITALO GENTILE. Massone del gruppo di Ghinazzi, ufficiale della X Mas di Borghese, anche lui componente della redazione di L'incontro delle genti.

SERGIO PACE. Proveniente da Ordine nuovo, facente parte del gruppo di militari golpisti Spiazzi, Miceli ecc., espulso dalla massoneria di piazza del Gesù.

LELIO MONTANARI. Fascista massone del gruppo di Ghinazzi.

GIOVANNI GHINAZZI. Ex generale della polizia fascista, massone, assieme a Alliata di Monreale indiziato per il golpe Borghese. Ghinazzi, durante il periodo Salvini, viene nominato gran maestro onorario a vita e tredici logge del gruppo fascista entrarono a far parte del Grande oriente di palazzo Giustiniani.

CARLO STIEVANO. Massone del Supremo consiglio di rito scozzese, già appartenente alle brigate nere di Salò, facente parte del gruppo di Alliata di Monreale.

AUGUSTO PICARDI. Ex generale fascista, massone, membro del Supremo consiglio del siciliano Alliata di Monreale che emanò il capitolo segreto (la P2 del rito scozzese). Picardi si unirà con Ceccherini nella Gran loggia di piazza del Gesù, della quale faceva parte la Giustizia e libertà, loggia coperta della quale facevano parte generali golpisti come De Lorenzo, Miceli, e Giuseppe Aloya, Sandro Saccucci, Giulio Caradonna, Michele Sindona, il procuratore generale di Roma Carmelo Spagnuolo, il finanziere Raffaele Ursini.

VALENTINO TACCHI. Componente di Europa civiltà, evoliano, tentò di entrare nella loggia Lira e spada del maestro venerabile Selvaggi, in contatto con la P2 tramite Agostino Greggi. Il Tacchi faceva parte della redazione di L'incontro delle genti di Elvio Sciubba. Nell'aprile 1979 un bollettino comunica che Valentino Tacchi è entrato a fare parte della loggia Lira e spada. Tacchi, con Facchinetti, faceva parte di Ordine nuovo ed era informatore del Sid di Miceli.

LORIS CIVITELLI. Fascista inquisito per il golpe Borghese, fu inserito da Luigi Savona (della loggia Giustizia e libertà coperta) nella loggia torinese la Fiaccola nel 1975 perché proveniente dalla prima P2 che venne sciolta in quell'anno.

STEFANO GULLI. Nel 1974-1975 chiese di entrare in massoneria alla loggia di Roma ma risultò essere tra i fondatori di Ordine nuovo e negli anni sessanta fu tra i fondatori di Avanguardia nazionale con Delle Chiaie. Nel 1963 insieme a Saccucci, Vito Pace e Stefano Serpieri fondarono il gruppo integralista da cui nacque Europa civiltà e successivamente Terza posizione che organizzava campi di addestramento antiguerriglia.

SANDRO SACCUCCI. Fascista della loggia Giustizia e libertà, facente parte della Gran loggia di piazza del Gesù fondata dal fascista agente dell'Ovra Raoul Palermi, il Saccucci era tra i massimi dirigenti del Fronte nazionale di Borghese e tra i fondatori di Ordine nuovo.

Saccucci fu l'organizzatore della 'notte della madonna' che precedeva il concentramento di gruppi di armati in una palestra per marciare sul Quirinale durante il golpe Borghese. Saccucci era vicesegretario della associazione paracadutisti e scrisse nei propri diari che al golpe avrebbe dovuto partecipare anche la forestale. Nel 1970 Saccucci, sotto la copertura dell'organizzazione della Difesa civile, organizza campi paramilitari nell'imminenza del golpe Borghese col finanziamento dello Stato maggiore Difesa, ed una ventina di ufficiali si erano già resi disponibili come istruttori.

Non è nuovo nel nostro paese il tentativo di mascherare gruppi di civili armati antiguerriglia e antisommossa sotto la direzione di militari, camuffati da difesa civile e protezione civile. Un altro tentativo fu fatto da Scelba con Edgardo Sogno e il generale Pieche.

Saccucci passerà alla P2.

GIOVANNI FANELLI. Massone P2, vicecapo dell'ufficio Affari riservati del Mininterno il cui capo era Umberto Federico D'Amato, tessera 1692 codice E 1977, gruppo centrale, fascicolo 0219, grado 3° maestro barrato giallo. Fanelli dichiarò al p.m. di Roma il 24 giugno 1981: "Non avevo motivo di dubitare che Gelli avesse rapporti con Andreotti e con Cossiga: ciò so con certezza perché accompagnai personalmente il Gelli agli appuntamenti attendendolo in macchina per tre quarti d'ora".

REMO ORLANDINI. Uno dei maggiori dirigenti del Fronte di Borghese, si occupava di tenere contatti con i finanziatori, nel giugno 1974 confesserà al capitano Labruna del Sid e della P2 a Lugano quanto segue: "Noi eravamo collegati anche in campo internazionale. Da Roma doveva partire una certa telefonata, passare attraverso Napoli e Malta dove c'era il comando Nato ed arrivare a Nixon in persona. Tanto è vero che la flotta Nato mise in moto le eliche ed era pronta per partire ed avvicinarsi, se non fosse stata avvertita di fermarsi. Ecco perché vi dico che non avete la minima idea della grandezza e della serietà dell'operazione 'Tora-Tora'. Nostro tramite con Nixon era l'ing.Fenwich che lavora sotto la copertura della Selenia. Fenwich ci è stato presentato da Adriano Monti, è uno del Fronte nazionale che lavora per la Cia. Sono sicuro perché Fenwich, che è del partito repubblicano, ha parlato con Nixon telefonicamente in presenza mia".

PAOLO ALEANDRI. Allievo di Fabio De Felice durante il processo per il golpe Borghese ebbe l'incarico di tenere i contatti tra Gelli e l'avv.De Jorio a quei tempi latitante a Montecarlo; ed in tale veste l'Aleandri ebbe numerosi contatti con il capo della P2 che era preoccupato di alleggerire la posizione di alcuni imputati. Fu Aleandri, riferendo un racconto di De Felice ad indicare che Gelli era venuto in possesso dell'archivio del Sifar di De Lorenzo che avrebbe dovuto essere distrutto. Tramite dell'operazione fu il generale Allavena della P2, già capocentro CS di Roma, creatura di De Lorenzo e compilatore delle liste di proscrizione del piano Solo.

Aleandri riferisce il 27 ottobre 1982 al giudice Imposimato informazioni che confermano quanto dichiarato da Orlandini sul ruolo dell'ing.Fenwich: Attraverso De Felice ebbi modo di conoscere la signora Francini di Forano Sabino. La signora Francini vantava, nel corso di incontri conviviali con me e i De Felice, rapporti speciali con i servizi segreti israeliani e la Cia e col Vaticano. Chiesi a De Felice il motivo della sua considerazione per una persona che ai miei occhi appariva inaffidabile. Il De Felice mi spiegò che a Forano Sabino aveva una villa tale ing.Fenwich, americano, agente Cia che lavorava per la Selenia. Il Fenwich aveva avuto dei contatti con De Felice all'epoca del golpe Borghese ed il tramite era stato la signora Francini.

Rapporto dei carabinieri al g.i. Imposimato 7 dicembre 1982: Ha risieduto in Forano Sabina dal 2 luglio 1970 proveniente dagli Usa fino al 19 dicembre 1971, data in cui emigrava per il sud. Vi faceva ritorno il 29 settembre 1972 ma subito dopo, l'11 novembre 1972, data in cui fu inquisito per il golpe Borghese, lasciava il paese. L'ing.Fenwich era in contatto con: Monti Adriano, arrestato il 7 novembre 1974 per il golpe Borghese; Francini Vincenzo e la moglie; De Felice Fabio; Semerari Aldo.



RAPPORTO PIKE. Nel rapporto si affermava che nel 1972 l'ambasciatore Usa, d'accordo con Kissinger, elargì 300.000 dollari ad un alto funzionario del Sid legato alla destra italiana. Tale personaggio venne coinvolto in un complotto di estrema destra per rovesciare il governo. Egli è stato incriminato per una cospirazione politica che avrebbe dovuto culminare in un colpo di stato. L'allusione a Miceli era chiarissima, comunque i magistrati non poterono conoscere mai il testo di quel rapporto del funzionario Usa Pike.



IL GOLPE BIANCO DI EDGARDO SOGNO. Nel gennaio 1974 le voci di movimenti golpisti all'interno delle Forze armate divennero insistenti. A partire dal 23 gennaio l'allarme venne dato nelle seguenti caserme. Tutte le caserme di Trieste e del Friuli (151° fanteria Sassari; 14° regg.artiglieria di montagna, 8° artiglieria semovente; 2° Piemonte cavalleria; 82° regg. fanteria Folgore), tutti i reparti della divisione Mantova ed Ariete dell'Orobica tridentina, delle basi Nato del centro-nord, delle caserme di Milano, Pavia, Brescia, Monza (dove si misero in moto i reparti corazzati) del 22° bersaglieri di Torino, del reggimento Acqui che spostò le sue forze a Cesena, della brigata Trieste, del 40° fanteria di Bologna, dei parà di Pisa e di altri reparti di fanteria e di alpini nel centro-sud Italia. In alcune città i carabinieri eseguirono prove per l'aggiornamento dei piani di ordine pubblico, si cronometrarono i tempi di rastrellamento dei quartieri e si finsero occupazioni di centrali telefoniche di giornali e case.



MICELI FECE UN VIAGGIO SEGRETO NEGLI USA. Dopo essere stato incriminato e assolto per avere coperto il golpe Borghese, accusato dal rapporto Pike di avere avuto 500 milioni per eseguire operazioni segrete in Italia, nell'aprile 1978 (dopo il rapimento Moro) fece un viaggio segreto negli Usa e si incontrò con politici americani. Negli incontri egli chiese di mettere in atto dispositivi della Nato per evitare che l'Italia finisse nell'orbita di Mosca la quale avrebbe ordito un piano per la presa del potere con l'appoggio di una parte del Pci e delle Br.

Miceli potè lanciare il proprio proclama negli ambienti del congresso Usa introdotto da una lobby denominata 'Americans for democratic Italy' capeggiata da due italoamericani, Philip Guarino e Marcello Nisi che forniva appoggi economici al partito repubblicano di reagan e Bush. Philip Guarino presentò Miceli agli esponenti repubblicani riuniti il 7 aprile 1978 in una sala del Capital hill club di Washington, il club dei deputati repubblicani nei pressi del congresso. Coi trenta deputati repubblicani Miceli fu molto esplicito, affermando: "Perché la Nato non interviene per bloccare il processo di destabilizzazione comunista? Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio atto di aggressione da parte del patto di Varsavia".

In Usa Miceli incontrò uomini della Cia come l'ex direttore William Colby e Ray Cline ex direttore del servizio informazioni del Dipartimento di stato, poi alto funzionario della Cia e nel 1978 direttore dell'Institute for international and strategic studies, che compie ricerche per il Pentagono e i servizi di spionaggio Usa di cui fa parte Henry Kissinger. Questo istituto è stato promotore di una campagna di pressione su Kennedy perché impedisse che in Italia vi fosse un'apertura nei confronti del Pci. L'esperto di cose italiane dell'istituto è Michel Leaden.

Durante la visita di Miceli negli Usa, un gruppo di intellettuali democratici, tra cui Noam Comsky e Paul Sweezy resero pubblico un documento contro le ingerenze Usa in Italia ed i pronunciamenti contrari all'ingresso del Pci nel governo.



DICHIARAZIONI SPIAZZI. Al processo contro Miceli. "Confermo che in Italia esistevano agli ordini di Miceli oltre 500 cellule attivabili sparse per la penisola, generali e colonnelli che frequentavano terroristi e bombardieri; e non si può negare che Miceli avesse creato il Supersid di tutto rispetto".

Spiazzi intervista del 5 giugno 1984 a Repubblica: "Nel 1972-73 aderivo ad un gruppo che non era d'accordo con quel piano segreto che faceva e forse fa tuttora parte dei protocolli stipulati in Italia e Usa al di fuori della Nato. Un piano chiamato di Sopravvivenza che riguardava la sicurezza in Italia e che consisteva in poche parole nell'abbandono del territorio in caso di invasione e successiva riconquista da parte di un esercito amico".



LOGGIA P2.Il piano Gelli.

Nel 1975 Gelli si presenta al Presidente della Repubblica con un piano di intervento che avrebbe dovuto essere realizzato con un atto autoritario da parte del Presidente. Gelli premetteva: "Si ravvisa l'immediata necessità di un'azione decisa e tempestiva del Presidente della repubblica con l'emanazione di apposite misure, intese ad evitare un più pesante aggravamento della gravissima situazione", e minacciosamente aggiungeva: "Il presente schema non prelude ad un colpo di Stato ma ha un valore indicativo in merito all'adozione di alcuni provvedimenti che si ritengono essere l'unica soluzione..Si ha certezza che gli usa, con questo piano, interverrebbero in nostro favore anche presso altri Stati, affinché ci siano concessi finanziamenti".

Il piano Gelli si articolava nei seguenti punti:

a) Revisione della Costituzione del 1948 per trasformare l'Italia da repubblica parlamentare a repubblica presidenziale.

b) Proclemazione dello stato di armistizio sociale per un periodo non inferiore ai due anni.

c) Nomina ed insediamento di un Comitato di coordinamento composto da undici membri, scelti tra tecnici di provata esperienza, per proporre modifiche all'attuale Costituzione.

d) Restrizione dei poteri della Corte costituzionale.

e) Ripristino in pieno assetto ed efficienza della XI° Brigata motorizzata dei carabinieri.

f) Predisposizione di un piano per il richiamo in servizio dei carabinieri ausiliari.

g) Predisposizione di un piano di raggruppamento per l'Arma dei carabinieri, con raggruppamento in centri di raccolta scelti in base a criteri operativi per fronteggiare esigenze di ordine pubblico. Analogo provvedimento deve essere emanato per polizia e Guardia di finanza.

h) Ripristinare il fermo di polizia.

i) Istituzione del servizio militare di professione volontario.

l) Impiego delle FF.AA. in ordine pubblico.

m) Ripristino della pena di morte.

n) Abolizione del diritto di sciopero per gli studenti.

o) Divieto assoluto di indire, tenere manifestazioni e congressi di carattere politico.

p) Abolizione dello sciopero politico

q) Regolamentazione dello sciopero economico.

r) Attribuzione agli Ispettorati del lavoro, in collaborazione con i sindacati, delle disamine di ogni vertenza di carattere sindacale.

s) Divieto ai sindacati di prendere iniziative unilaterali alla soluzione di vertenze o alla proclamazione di scioperi, senza avere ottenuto la preventiva autorizzazione da parte degli Ispettorati del lavoro i quali, comunque, saranno dotati del diritto di veto.

t) Divieto per i Consigli di fabbrica di tenere sui luoghi di lavoro assemblee e riunioni.

u) Divieto assoluto di sciopero per tutto il personale sanitario

Roma, agosto 1975.

(Cfr.Sintesi del piano di rinascita democratica, infra, sub Stragi e strategie autoritarie, Dossier).



Dichiarazioni di Francesco Siniscalchi, espulso.

Comandata da Licio Gelli, fascista e repubblichino, il più giovane combattente fascista italiano in Spagna e legato ai governanti argentini (Peron e Lopez Vega). La loggia P2, nel passato, era stata riservata a personaggi di spicco, i quali non desideravano venisse pubblicizzata la loro appartenenza alla massoneria. Il Gelli ne ha approfittato per trasformarla in una loggia segreta al resto della stessa massoneria, riempiendola di fascisti. Capo del personale della Permaflex, passò alla Lebole, giovane di Fanfani. Nel 1965 gli venne affidato il potenziamento della P2, nonostante fosse emerso il suo passato fascista sotto Gamberini.

Salvini disse (1972) che si stava organizzando un golpe, diretto dalla P2 e da Licio Gelli e bisognava liberarsi del Gelli. Gelli inserì alti gradi dell'esercito e dei servizi segreti nella P2, Miceli nel 1972. Francesco Siniscalchi denunciò alla magistratura il golpe, mentre il Gran maestro non lo fece. Siniscalchi venne espulso. Il Gran maestro Salvini tenne nei cassetti la denuncia fatta da E.Benedetti contro il Gelli. Nel 1973, Salvini venne rieletto, mentre venne espulso l'accusatore Benedetti.

1972-74. La P2 controlla Miceli, Spagnuolo, Picella al Quirinale. Lettera di Gelli nel 1972: è preferibile un governo di militari a che vada al governo il Pci.

Martino Giuffrida, uomo di Gelli, fece una denuncia contro Salvini perché prese soldi dalla Confindustria e dalla Fiat e lo ricattò per ricompattare Gelli e Salvini.

Nel 1976 la P2 si riempie di fascisti (es.avvocato Gianantonio Minghelli), mentre vennero espulsi molti democratici.

Nel 1978 intervengono le logge straniere: inglese, scozzese, irlandese, Usa. Venne fatta una commissione d'inchiesta, Salvini è sostituito da Battelli, ex generale di aviazione. Salvini esce di scena, Gelli rimane, ricattando il Battelli.

La P2 sarebbe ora composta di 1720 persone, mentre una loggia normale dovrebbe contarne 40. Della loggia facevano parte Sindona, Carmelo Spagnuolo, Miceli, Flavio Orlandi, gen.Malizia.

Sul caso Sindona, vi fu anche l'intervento della massoneria Usa. La Banca d'Italia, governatore Guido Calvi, e il Banco di Roma, autorizzarono il rimborso dei capitali ai cinquecento, che li avevano affidati a Sindona per le sue speculazioni. Gelli e Sindona trafficavano e sono compresi nella lista dei cinquecento e Gelli sarebbe implicato nel falso rapimento di Sindona. Gelli entra in tutti gli aspetti della ascesa di Sindona, con lo Ior e la Banca d'Italia.

In casa di Gelli la polizia ha trovato l'elenco dei 1720 appartenenti alla P2. Il giudice Vigna chiese l'elenco per Italicus e Occorsio, e a Tamburrino per la Rosa dei venti e golpe Sogno (anche lui della P2). Un ex appartenente al Sid fece il codice per scrivere i nomi della P2, che probabilmente è stato usato anche da Sindona per i cinquecento.

Nel 1981 il Gran maestro Accornero, all'Hilton, ha proposto di sciogliere la P2 ma è stato battuto. La loggia non è stata sciolta, Gelli rimane e attualmente si trova in Argentina.



Intervista di Siniscalchi a Iannuzzi per Radio radicale, 8 giugno 1981.

Non si sono capiti bene gli intrecci tra la P2 e i vertici della massoneria 'normale'. Ho dubbi sulla funzione dei corpi separati, visto che sono implicati i servizi. Il dato che non è ancora emerso bene è che Gelli non puntava solo sui vertici dei corpi, ma anche sui subordinati.

Ho dubbi sulla volontà politica di andare fino in fondo. L'intreccio fra P2 e Dc è molto esteso. Forlani mi ha querelato perché ho detto che Gelli aveva avuto contatti con lui ed il suo capo di gabinetto, prefetto Semprini. Forlani da giovane, ad Ascoli Piceno, era entrato in una loggia massonica normale e ne è uscito dopo un anno. Con questo quadro politico, non si potrà risolvere il problema P2.

C'è il rischio che la competizione fra le procure porti la questione a Roma, ora si sta inserendo anche quella di Firenze.

L'accusa di spionaggio è un preavviso a Gelli, garantendogli di non essere perseguito dall'Interpol. Gelli è passato dalla Svizzera e da Montecarlo.

Documenti sequestrati, scelti dalla valigia di Gelli, trovati non in casa ma in ditta: è un fatto che una parte importante di documenti manca. I magistrati hanno nelle loro mani molti documenti.

In questi anni sulla stampa era uscito praticamente tutto. Nell'intervista di Gelli sul Corriere, fatta da Costanzo, c'era tutto. Quindi tutti sapevano, come mai solo ora è scoppiato lo scandalo? I servizi sono collegati tra loro, può essere arrivato il momento in cui, a livello internazionale, sono state tolte le coperture (Cia-Nato). Adesso, quando non si riesce più a condizionare un gruppo politico al potere (Piccoli? Craxi?). Gelli agente doppio, legato anche all'est, invece, non è probabile.



Falco Accame. Intervista a Radio radicale, 8 giugno 1981.

I militari hanno l'obbligo del giuramento, inoltre hanno accesso ai segreti di Stato. Quindi /gli iscritti alla P2/ se ne devono andare. Anche Dalla Chiesa deve andarsene: la sua domanda non era solo finalizzata ad infiltrarsi.

Forlani poteva agire prima. Anche il Consiglio supremo di difesa presieduto da Pertini potrebbe prendere provvedimenti.

Questi generali della P2 hanno attuato un golpe morbido. Attraverso il traffico delle armi, si costituivano contemporaneamente un grosso potere economico, con collegamenti politici e statali.

Morti: Rocca, Mino, Agosti, Florio, Anzà, Rossi.

I militari che hanno fatto carriera per mezzo della P2 hanno suscitato le reazioni di quelli fottuti. Quelli coinvolti nel piano Solo e nel 1974 sono rimasti, fino ad oggi, al loro posto. Per ora sta pagando solo Viezzer.

Anonimo ha detto...

frank bruno gigliotti

Anonimo ha detto...

Beh niente male come ricotruzione...spero qualcuno abbia la pazienza di leggerla tutta come ho fatto io. Comunque cosa intendi per compaesano, decollaturese o italiano?

SinPapel ha detto...

Ti ringrazio per il contributo ;)

Anonimo ha detto...

si tratta proprio di un compaesano.
una storia veramente sconosciuta!

Anonimo ha detto...

sempre sul "compaesano" frank b. gigliotti:

LA STAMPA 04/10/2006
LA PRESENZA DI CIPRIANI NELLA VICENDA DELLE INTERCETTAZIONI CONFERMA LA TRADIZIONE CHE VUOLE UN ESPONENTE DELLE LOGGE IN OGNI SCANDALO
Intrighi e grembiuli l’Italia all’ombra della Massoneria

di Alfio Caruso

Nella vicenda delle intercettazioni abusive la presenza di Emanuele Cipriani garantisce la tradizione che pretende almeno un massone dentro ogni intrigo italiano. E Cipriani non soltanto è un adepto del Grande Architetto dell'Universo, ma, per assicurarsi benefici più terreni, risulta legato anche alla famiglia Gelli.

È dall'armistizio di Cassibile che la benemerita associazione, cui si devono il Risorgimento e l'Unità d'Italia - oltre all'Illuminismo e alla Rivoluzione Francese, se vogliamo guardare oltre le Alpi - , viene costretta da alcuni spregiudicati confratelli ad affannosi distinguo per salvaguardare il proprio ottimo nome. Sono occorsi alcuni decenni per appurare che quel 3 settembre 1943 nell'uliveto alla periferia di Siracusa non si aggiravano soltanto i quattro rappresentanti dei Savoia in abiti civili (Castellano, Marchesi, Montanari e Vassallo). Al di fuori della tenda dove si metteva fine alla guerra stazionava, infatti, un gruppetto di militari italiani accomunati da due peculiarità: erano tutti siciliani e massoni. E in quella circostanza vennero stretti patti e amicizie con i rappresentanti della grande massoneria statunitense, che aveva fatto una priorità dell'abbattimento del nazi-fascismo.

D'altronde non fu un caso se i primi sindaci nominati dagli Alleati nell'isola appartenevano alla mafia o alla massoneria, e spesso la doppia militanza s'incontrava nella stessa persona. Agli occhi sospettosi degli anglo-americani soltanto le due organizzazioni erano sicuramente antifasciste essendo state messe all'angolo durante il ventennio. Ma pure in questo caso con alcune divertenti anomalie: i quattro quinti del Gran Consiglio che dichiararono fuori legge la massoneria erano massoni; il Mussolini irriducibile nel saldare i propri conti con l'antico nemico - il duce risulta uno dei pochi socialisti a non aver indossato il regolamentare grembiulino - affidava, tuttavia, i destini finanziari ed industriali del Paese a due giganti come Mattioli e Beneduce, che dell'esoterismo erano appassionati assai.

Nell'Italia ancora in bilico tra monarchia e repubblica imperversava una singolare figura di pastore protestante, Frank Gigliotti, di origine calabrese, ma svezzato negli Stati Uniti, in contatto prima con l'Oss, poi con la Cia. Gigliotti aveva un tale peso da costringere la neonata massoneria italiana ad accogliere la loggia segreta del principe palermitano Alliata in cambio della restituzione di Palazzo Giustiniani. E il principe Alliata, un fecondo fondatore di logge e di obbedienze tornato dal Brasile per partecipare alla rinascita del Paese, cercava di premunirsi sul futuro regalando un orologio d'oro d'identica marca al bandito Giuliano e al suo principale cacciatore, il tenente colonnello dei carabinieri Paolantonio. Ritroviamo l'infaticabile Gigliotti, assieme ad altri massoni italo-americani, dietro le quinte della scissione socialista di Palazzo Barberini, nascita del partito socialdemocratico di Saragat, e tra i più convinti assertori dell'arruolamento di Giuliano in funzione anti comunista. Il che significa Portella della Ginestra e gli assalti in serie alle camere del lavoro e alle sedi del Pci e del Psi.

In quegli anni Giuliano e la Sicilia rappresentarono il fondamentale terreno di coltura della mafia, i cui principali esponenti erano iscritti alla massoneria e dal '43 al '47 fomentarono il movimento indipendentista di Finocchiaro Aprile, gran massone anch'egli e secondo attendibili testimonianze affiliato alla famiglia mafiosa di Palermo Centro. Anche lo sbarco dell'Eni a Gela e Gagliano avvenne sotto la protezione del Grande Oriente; probabilmente nell'indifferenza di Mattei, troppo preso dalle sue ambizioni intercontinentali per curarsi di tali quisquilie. Purtroppo lo pagò: i due registi della sua eliminazione, Stefano Bontate e Giuseppe Di Cristina, rispondevano ad alte obbedienze. Bontate, addirittura, mostrava un tale trasporto dall'inventare in continuazione riti e logge.

La massoneria ufficiale, zeppa di persone perbene e di eminenti personaggi (rettori, primari, ministri, banchieri, capi del governo, capitani d'industria), non si curava di qualche adepto un po' discolo e costoro ne approfittavano: dallo scandalo delle banane a quello dei petroli, dai terreni dell'aeroporto di Fiumicino alle vicende di Pecorelli e Dalla Chiesa. Trescavano con le formazioni dell'estrema destra, benedicevano il golpe Borghese, foraggiavano la rivolta di Reggio Calabria, s'accordavano sotto banco con Riina e Provenzano. Godevano sia dell'appartenere all'unico, vero partito della borghesia italiana (definizione di Gramsci), sia del silenzio che li circondava: suscitò enorme scalpore Monicelli che nel Borghese piccolo piccolo dette vita con Valli e Sordi alla leggendaria sequenza dell'iniziazione. Un aiuto importante proveniva pure dal Vaticano: ufficialmente sanciva la scomunica per gli appartenenti alle logge, poi però affidava le proprie finanze a due massoni doc come Sindona e Calvi. Una sofferta contraddizione bene espressa dalla figura ascetica di Giovambattista Montini, Paolo VI. La sua scelta di campo durante la guerra - era stato fra i più importanti agenti europei dell'Oss, nome in codice Verde - l'aveva trasformato nel cavaliere bianco dei circoli wasp. Furono essi che, quando era arcivescovo di Milano, gli spedirono il promettente finanziere Michele Sindona appena arrivato da Messina. Cominciò allora la conoscenza sfociata nell'apertura delle porte vaticane a Marcinkus, a Gelli, a Calvi, a Ortolani, nella cui villa di Grottaferrata s'incontrarono prima del conclave del '63 i cardinali favorevoli all'elezione di Montini. Pure la prematura scomparsa del suo successore Albino Luciani, Giovanni Paolo I, sarà letta quale vittoria di quella fetta spregiudicata della massoneria, in cui militavano diversi cardinali.

Come dubitare, di conseguenza, dei buoni uffici e del potere di Gelli e Ortolani, le due volpi della P2, amici di Peron e dei sanguinari golpisti argentini, di Nixon e di Reagan, dei maggiorenti democristiani e di tanti italiani vogliosi di far carriera. Così capitava che il povero Cossiga - malgrado la sua ansia di apparire il meglio figo del bigoncio - non si accorgesse che i comitati di sicurezza allestiti durante il sequestro Moro annoveravano più amici di Gelli che della verità. E se Pertini risultava inavvicinabile provvedeva l'artista di talento a imitarne la voce in telefonate delicate, lo stesso sarebbe accaduto con Tavaroli e Gianni Letta.

Lo smantellamento della P2 non troncò ovviamente la frenesia di quanti ritenevano che operare al riparo del massoneria fornisse cospicui vantaggi. L'autentico commissario Montalbano, che di nome fa Saverio, ebbe la carriera segata dall'aver fatto irruzione in una bisca di Trapani, dietro cui si celavano diverse logge segrete. Venne svelata la solita miscellanea di politici, mafiosi, imprenditori, agenti segreti, cardinali; tracce evidenti portavano fino ad Alì Agca. Ma tutto si perse nei mille rivoli di un'inchiesta problematica, dove la voglia di coprire superava quella di scoprire e alla fine l'archiviazione fu un destino ineluttabile. Accadde anche con un'altra indagine potenzialmente esplosiva, la Phoney Money. L'effetto è di lasciare nell'opinione pubblica la sensazione di non essere arrivati fino in fondo con il risultato di scatenare forsennate fantasie: dal suicidio del giudice istruttore cagliaritano Lombardini all'arresto di Necci dopo il fallito accordo di governo tra Berlusconi e D'Alema si sono rincorsi veleni, dicerie dell'untore, scenari apocalittici privi, tuttavia, di appigli concreti.

A volte, però, è solo questione di tempo. Alla fine dell'81 chi avesse pronosticato che dopo vent'anni l'Italia sarebbe stata governata da appartenenti alla P2, secondo i dettami previsti da Gelli nella famosa intervista inginocchiata di Costanzo, sarebbe stato considerato un pazzo...

Anonimo ha detto...

altre notizie sul nostro compaesano addirittura sulla RELAZIONE DI MAGGIORANZA dell'onorevole TINA ANSELMI della COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SULLA LOGGIA MASSONICA P2(Legge 23 settembre 1981, n. 527):

"La massoneria di Palazzo Giustiniani e le altre "famiglie" massoniche"

L'organizzazione ispirata e guidata da Licio Gelli, denominata Loggia Propaganda Due, nasce e si sviluppa nell'ambito della maggiore comunione massonica esistente in Italia: il Grande Oriente di Italia di Palazzo Giustiniani. Si rende pertanto necessaria una breve disamina della presenza massonica nel nostro paese e delle sue strutture al fine di comprendere e valutare nella sua esatta dimensione il fenomeno della Loggia massonica P2, oggetto di un apposito provvedimento di scioglimento votato dal Parlamento.
La massoneria italiana si compone di due maggiori organizzazioni o "famiglie", comunemente indicate con il sintetico riferimento alla sede storicamente occupata, come di Palazzo Giustiniani e di Piazza del Gesù; questa si configura a sua volta come promanazione della prima a seguito di una scissione intervenuta nel 1908, in ragione di contrasti attinenti l'atteggiamento da assumere
sulla legislazione concernente l'insegnamento religioso nelle scuole.
Accanto a questi due gruppi di rilievo nazionale - la cui consistenza è valutabile tra i 15-20 mila iscritti per Palazzo Giustiniani e tra i 5-10 mila per Piazza del Gesù - sono presenti altri minori gruppi locali con una consistenza valutabile, per ognuno di essi, nell'ordine di alcune centinaia di iscritti.
Prendendo in esame le due organizzazioni principali. va messo in rilievo, ai fini che qui interessano, che il modello strutturale assunto è quello di una distribuzione degli iscritti secondo una scala gerarchica modulata per gradi. Questa scala gerarchica conosce una divisione fondamentale tra Ordine, comprendente i primi tre gradi, e Rito, comprendente i gradi dal quarto al trentatreesimo, talché, mentre tutti coloro che fanno parte del Rito sono necessariamente membri dell'Ordine, non necessariamente vale l'assunto contrario. Trattasi in altri termini di due livelli collegati ma non coincidenti, l'uno sopraordinato all'altro secondo un modello di struttura
verticalizzata che presiede a tutta l'organizzazione massonica, all'interno della quale poi la mobilità degli iscritti nella gerarchia è regolata dalla stretta applicazione del principio di cooptazione che determina ogni passaggio di grado, nonché l'ingresso nell'Ordine e poi nel Rito.
Gli iscritti, a loro volta, sono raggruppati in logge aventi base territoriale; e la domanda di iscrizione ad una loggia è requisito fondamentale per l'ingresso di un "profano" nella massoneria, per cui, in linea di principio, non si può appartenere alla massoneria se non attraverso il momento comunitario della iscrizione ad una loggia. La massoneria di Palazzo Giustiniani con altre "famiglie" contemplava, oltre a tale situazione, la possibilità di accedere all'Ordine per iniziazione operata direttamente dal responsabile supremo - il Gran Maestro - senza pertanto sottostare alla votazione che sancisce l'ingresso dell'iniziando nell'organizzazione. I "fratelli" che venivano iniziati "sul filo della spada" si venivano pertanto a trovare in una posizione particolare ("all'orecchio" del Gran Maestro) sia per non avere una loggia di appartenenza, sia per il carattere riservato della loro iniziazione, intervenuta al di fuori delle ordinarie forme di pubblicità statutariamente previste; essendo pertanto la loro iniziazione nota solo all'organo procedente, il Gran Maestro, tali iscritti venivano designati come "coperti" ed inseriti d'ufficio in una loggia anch’essa "coperta" comprendente, per l'appunto, la lista degli iscritti noti solo al Gran Maestro.
Tale loggia veniva designata come loggia "Propaganda"; ogni loggia poi essendo contrassegnata da un numero oltre che da un nome, la loggia "Propaganda" avrebbe avuto in sorteggio il numero due. Tale almeno è la spiegazione fornita dai responsabili massonici sull'origine di questa denominazione.
Dalla vasta documentazione acquisita dalla Commissione nell'ambito di operazioni di perquisizione e di sequestro di documenti, secondo i poteri attribuiti dalla legge, è emerso che il fenomeno della "copertura" era comune alle altre famiglie ed interessava sia singoli iscritti che intere logge, rivestendo portata più ampia di quanto non rappresentato in questa prima schematica descrizione.
E’ accertato che, sia in sede centrale che in sede periferica, era assai frequente l'uso di denominazioni fittizie per mascherare verso l'esterno, verso il mondo "profano", la presenza di strutture massoniche. Così ad esempio era prassi consueta intitolare a generici Centri studi i contratti dì affitto per i locali necessari all'attività della loggia; ed è dato rilevare come gli statuti di tali organismi non contenessero alcun riferimento alla massoneria e alle attività massoniche nel designare l'oggetto dell'attività dell'ente, salvo poi riscontrare una perfetta identità personale tra gli iscritti al Centro studi ed i membri della loggia. Nella linea del fenomeno descritto si poneva pertanto il Gelli quando intestava le varie sedi successivamente occupate dalla Loggia P2 ad un Centro studi di storia contemporanea che fungeva, anche a fini di corrispondenza tra gli iscritti, da copertura per l'organismo massonico da lui guidato. La tecnica impiegata realizzava una forma di copertura rivolta verso l'esterno, verso il mondo "profano", accanto alla quale deve essere
esaminata una seconda forma di copertura rivolta in tutto od in parte all'interno della stessa organizzazione. Sono stati infatti rinvenuti documenti che fanno riferimento a logge coperte periferiche, ad una loggia coperta nazionale numero uno (presso l'organizzazione di Piazza del Gesù), ad un Capitolo nazionale riservato (presso il Rito Scozzese Antico ed Accettato di
Palazzo Giustiniani).
Sono stati inoltre acquisiti registri di appartenenti a logge (piedilista) nei quali gli iscritti venivano elencati invece che con il proprio nome, con soprannomi o pseudonimi di copertura. La documentazione in possesso della Commissione, ancorché frammentaria, testimonia in modo certo un modus procedendi all'interno delle organizzazioni massoniche improntato a connotazioni di riservatezza volte a salvaguardare le attività degli iscritti, o di alcuni settori, dall'indiscrezione e dall'interessamento non solo degli estranei all'istituzione, ma anche a parte, maggiore o minore, degli stessi affiliati alla comunione. Tale costume di vita associativa è stato dai massimi responsabili della massoneria rivendicato come una forma di riservatezza propria dell'istituzione, motivata dal rinvio ai contenuti esoterici che sarebbero propri della dottrina massonica, nonché dal richiamo a situazioni storiche di persecuzione degli affiliati. Ai fini che interessano nella presente relazione, va posto in rilievo che i fenomeni di copertura indicati erano comunque largamente invalsi nella vita delle varie famiglie massoniche con riferimento al periodo anteriore alla legge di scioglimento della loggia P2 e traevano alimento, oltre che nelle ragioni storiche addotte, largamente superate al presente, nell'assenza di un preciso quadro di riferimento normativo che desse attuazione alla norma costituzionale in materia di libertà di associazione. E’ sintomatico peraltro che, posteriormente all'approvazione della legge di scioglimento della Loggia P2, gli elementi più sensibili della massoneria si siano posti il problema della ortodossia di tali modelli organizzativi, risolvendolo nel senso di alcune modifiche statutarie, con la conseguente soppressione di organismi quali il Capitolo riservato e la Loggia nazionale coperta numero uno, come avvenuto presso la comunione di Piazza del Gesù.
Accanto alla connotazione della riservatezza altra peculiarità dell'organizzazione massonica generalmente considerata, sulla quale soffermare l'indagine, è quella dello spiccato interessamento delle varie comunità massoniche verso le attività del mondo "profano". Se è pur vero che uno dei Iandmarks fondamentali della originaria massoneria inglese, che fungono da pietra miliare per le comunità massoniche di tutto il mondo, contiene il divieto di occuparsi di questioni politiche, una abbondante documentazione in possesso della Commissione dimostra che l'attività delle logge non è volta soltanto allo studio ed all'approfondimento di questioni esoteriche, ma abbraccia un vasto campo di interessi che trovano il loro momento di unificazione nella pratica massonica della solidarietà tra fratelli. La solidarietà esplica la sua funzione per le attività dell'affiliato nel mondo "profano", giungendo sino all'appoggio esplicito per i fratelli candidati, formalizzato in circolari tra gli iscritti, in occasione di consultazioni elettorali. Particolarmente significativo al riguardo è l'esempio di un modello organizzativo verificato presso la comunione di Piazza del Gesù: le camere tecniche professionali. Si tratta di organismi settoriali che, su iniziativa e propulsione del centro, raccolgono gli iscritti in ragione della professione esercitata. Viene pertanto affiancato al modello delle logge, che funzionano su base territoriale ed interprofessionale, un sistema di raggruppamento degli affiliati parallelo alla struttura delle logge ed organizzato su base nazionale, avente quale momento unificativo gli interessi e le attività "profane".
Secondo tale schema troviamo così raggruppati i medici, i professori universitari e i militari, esempio questo degno di particolare attenzione, ove si consideri che la relativa "camera" rivestiva carattere di riservatezza. Va peraltro posto in rilievo che una ragione non ultima della pluralità di famiglie massoniche esistenti va probabilmente ricercata - oltre che in ragioni dì ordine puramente teorico - in una diversa consonanza di opinioni e di interessi in materie estranee alle questioni di esclusivo profilo esoterico. La stessa massoneria d'altronde rivendica a proprio merito l'aver rivestito un ruolo importante in vicende storiche del nostro paese, anche se, purtroppo, osta ad una esatta valutazione di tali affermazioni il carattere di riservatezza della istituzione, di cui si è trattato.
Nasce da questa propensione all'intervento nelle attività "profane" ed in essa trova ragione di esistere, l'istituto tipicamente massonico della "solidarietà" tra gli affiliati, ovvero della mutua assistenza che essi si garantiscono nell'esercizio delle loro attività professionali e comunque delle vicende personali estranee alla vita associativa. La solidarietà tra fratelli rappresenta l'estensione al
di fuori della comunione del vincolo associativo, che viene di tal guisa ad esplicare una efficacia di rilevante portata e nel contempo di difficile valutazione, attesa la riservatezza che gli affiliati mantengono nel mondo "profano" sull'esistenza del rapporto di reciproco affratellamento. La solidarietà massonica sanzionata in forma solenne al momento dell'iniziazione, costituisce infatti un elemento che potrebbe in sé considerarsi non solo legittimo ma perfettamente naturale, poiché appare. logico che individui che dichiarino di condividere i medesimi convincimenti morali ed esistenziali in ordine ai problemi fondamentali dell'uomo si sentano legati da un forte vincolo che per l'appunto viene chiamato "fraterno".
Quello che induce non poche perplessità nell'osservatore esterno l'accentuata riduzione in termini pratici e concreti di tale affratellamento e la sua coniugazione con un radicato costume di riservatezza. Non è in altri termini la solidarietà in sé e per sé considerata a destare legittime riserve, quanto piuttosto la sua non avvertibilità sociale. Una avvertibilità che tanto più dovrebbe
essere consentita quanto più chi ne è protagonista attribuisce ad essa effetti, di immediato rilievo terreno.
In definitiva e per concludere sembra doversi rilevare il rischio che la solidarietà massonica, quando si traduca in una occulta agevolazione di successi personali, possa rendersi incompatibile con non poche regole della società civile, specie quando tale forma di solidarietà operi all'interno di carriere pubbliche.
Ultima connotazione di ordine generale utile ai nostri fini è la rilevanza dell'aspetto internazionale della massoneria, che si pone come un contesto di organizzazioni nazionali fortemente legate tra di loro secondo due schieramenti, che, per quanto concerne l'Europa, possono identificarsi in una parte a primazia britannica verso la quale è orientata la comunione di Palazzo Giustiniani, ed una parte di orientamento cosiddetto latino egemonizzata dalla massoneria francese, alla quale si ispira la famiglia di Piazza del Gesù. In un più ampio contesto argomentativo si può dire che la massoneria vive sotto l’egida del mondo anglosassone, nell'ambito del quale il primato attribuito agli inglesi per motivi di tradizione è confrontato dalla grande potenza organizzativa della massoneria nord americana.
Ai nostri fini il dato che viene particolarmente in luce è la connessione tra la massoneria statunitense e la comunione di Palazzo Giustiniani. Traccia di questi legami si rinviene nella presenza di tale Frank Gigliotti in momenti particolarmente qualificati nella storia recente della comunione di Palazzo Giustiniani.
L'artefice del primo riconoscimento del Grande Oriente da parte della prestigiosa Circoscrizione del Nord degli USA (il iconoscimento da parte della Gran Loggia Unita di Inghilterra verrà soltanto nel 1982) fu infatti nel 1947 Frank Gigliotti, già agente della Sezione italiana dell'OSS dal 1941 al 1945, e quindi agente della CIA.
Più tardi Gigliotti fu presidente del "Comitato di agitazione" costituitosi negli Stati Uniti per rispondere all'appello lanciato dai fratelli del Grande Oriente impegnati nella contestata opera di riappropriazione della casa massonica di Palazzo Giustiniani confiscata durante il periodo fascista, a seguito dello scioglimento autoritario dell'istituzione. Il compromesso tra il Grande Oriente e lo
Stato italiano, patrocinato dai fratelli americani, fu siglato il 7 luglio 1960. L'atto di transazione fu sottoscritto dal ministro delle finanze Trabucchi e dall'allora Gran Maestro Publio Cortini, e vedeva presenti, al tavolo della firma di una stipula tutta italiana, l'ambasciatore americano, J. Zellerbach, e Frank Giglíotti.
Sempre nel 1960 i fratelli americani intervennero attraverso il Gigliotti nell'operazione di unificazione del Supremo Consiglio della Serenissima Gran Loggia degli ALAM del principe siciliano Giovanni Alliata di Montereale (il cui nome sarà legato alle vicende del golpe Borghese, a quelle della Rosa dei Venti, alle organizzazioni mafiose), poi finito nella Loggia P2, con il Grande Oriente. Sembra che quella dell'unificazione del Grande Oriente con la massoneria di Alliata, di forte accentuazione conservatrice, sia stata la condizione posta da Gigliotti in cambio dell'intervento americano nelle trattative con il Governo italiano concernenti il Palazzo Giustiniani.
L'unificazione comportò l'estensione al Grande Oriente del riconoscimento che aveva già dato alla Serenissima Gran Loggia di Alliata la Circoscrizione Sud degli USA, nonché numerosi elementi di prestigio nell'ambiente massonico. Non solo si deve rilevare, secondo quanto emerge da queste vicende, che il progetto di unificazione della massoneria italiana sembra corrispondere ad interessi non esclusivamente autoctoni, ma risalta altresì alla nostra attenzione la comparsa di Gelli sulla scena quando Gigliotti scompare, secondo una successione di tempi ed una identità di funzioni che non può non colpire significativamente. Si deve infine sottolineare come la denegata giustizia - nella quale sostanzialmente si concretò la mancata restituzione del palazzo confiscato dal fascismo - ebbe l'effetto di rendere la massoneria italiana indebitamente debitrice di quella nord americana.
Nell'ambito del quadro sinora sinteticamente tracciato va vista e studiata l'attività di Licio Gelli e della Loggia Propaganda Due, mirando ad accertare quanto di tale fenomeno sia addebitabile all'impulso organizzativo ed alla intraprendenza personale del Gelli, ed in tal caso con la protezione e l'appoggio di quali organi e di quali personaggi nell'ambito dell'ambiente massonico o eventualmente estranei ad esso. Quanto qui preme riassuntivamente segnalare è che l'organizzazione e l'attività massonica sembrano contrassegnate, ai fini che al nostro studio interessano, dall'adozione di forme di riservatezza, interne come esterne, sia della vita associativa, che dell'appartenenza individuale. Tale riservatezza si appalesa poi come posta a tutela, oltre che dell'attività di indagine esoterica propria dell'istituzione, di attività volte eminentemente ad intervenire in vario modo nella vita extra-associativa degli iscritti, in applicazione della pratica della solidarietà tra fratelli.

Anonimo ha detto...

Faccio rilevare che l'inchiesta su presunte ogge massoniche deviate cui si fa menzione, è stata archiviata per "fumosità" degli assunti investigativi,ergo, sono certo che non avrete problemi a rilevare dalla rete anche le note stampa pubblicate negli ultimi giorni affereti la felice conclusione, nel più stretto senso etico del fare notizia.
Ringraziando,
Prof. dr. Santo Mancuso, Criminologo-Sociologo