venerdì 27 giugno 2008

No alle pale eoliche sul Monte Reventino!

Lamezia - Francesco Bevilacqua interviene nel dibattito sul progetto di parco eolico sul Monte Reventino.
«Sono co-firmatario - esordisce - insieme al professore Vincenzo Villella, della lettera spedita da Italia Nostra a tutti gli enti locali della Comunità Montana Monti Reventino-Mancuso-Tiriolo. Intervengo, pertanto, sia nella mia veste di socio della sezione lametina di Italia Nostra, sia come ex delegato regionale del Wwf Calabria (avendone avuto apposito mandato dal Presidente Alfredo Salzano), sia, infine, a titolo personale.
Il nostro allarme - precisa - per la possibile allocazione di pale eoliche su tutto il gruppo montuoso del Reventino nasce da fatti concreti: in alcuni punti dei crinali sono state collocate centraline di rilevamento del vento ed io stesso ho incontrato alcuni tecnici con una centralina mobile. Ho avuto notizia da diversi amici di vari comuni, sensibili al problema, che sedicenti 'sviluppatori' (ossia procacciatori di consensi da parte degli enti locali) sono già in contatto con amministratori e privati per 'comprare' (letteralmente) le autorizzazioni alla dislocazione delle pale. La nostra contrarietà a questo ennesimo progetto di parco eolico in Calabria non è né ideologica né pregiudiziale.
Né credo - aggiunge fra l'altro - che l'eolico vada accantonato tout court: non ci siamo opposti, ad esempio ai parchi eolici che sono stati istallati nella zona di Spezzano Albanese e lungo l'Istmo di Marcellinara. Mentre ci siamo battuti contro il parco eolico che ha deturpato le montagne di Maida, Cortale etc.). La differenza tra i vari siti non è da poco: i primi due sono siti 'sacrificabili' al deficit energetico italiano (non quello regionale, visto che produciamo più energia di quanto ne consumiamo) in quanto di scarso pregio ambientale e paesaggistico, il secondo no. Lo stesso dicasi per il Monte Reventino. Negli attuali parchi nazionali (Pollino, Sila ed Aspromonte) non c'è nulla che i residenti non possano fare se non quello che le leggi ordinarie proibiscono, salvo la caccia. Dico questo per impedire che qualcuno torni a raccontare la favola che nei parchi non si possono nemmeno raccogliere le castagne.
Ci opponiamo - prosegue - alla collocazione di pale eoliche sul Reventino (e sulle altre montagne della comunità montana) perché riteniamo che quei paesaggi, di altissimo valore ambientale, vadano adeguatamente protetti, secondo i principi ed i criteri individuati dall'articolo 9 della Costituzione, dalla Convenzione Europea sul Paesaggio sottoscritta a Firenze nel 2000 e ratificata dall'Italia con la legge 14/2006 e dal Testo Unico sui beni Culturali e sul Paesaggio. Quando parliamo di paesaggio, dunque, non parliamo di un'entità astratta né di un concetto ideologico o romantico. Stiamo parlando di uno dei beni fondamentali del Paese. Questo ci insegnano da anni gli antropologi e gli storici del paesaggio e questo troviamo ormai scritto persino nelle leggi: il paesaggio contribuisce a formare l'identità culturale di un popolo, al pari delle sue tradizioni, della sua storia, delle sue espressioni art-istiche.
E così - va avanti - è per il paesaggio del Reventino. Complessivamente risparmiato dalle piaghe del caos edilizio ed urbanistico che hanno devastato molte altre zone della Calabria, il gruppo del Reventino conserva ancora panorami straordinari (godibili proprio da quei punti in cui si vorrebbero collocare le pale eoliche), boschi estesi e monumentali (nonostante i tagli), monumenti di roccia, valli e gole fluviali, cascate, antichi segni dell'uomo quali borghi rurali, ruderi di antichi monumenti e di dimessi opifici, rifugi di pastori e contadini, sentieri, mulattiere, acquari, luoghi di culto etc.. Sono questi i luoghi descritti con stupore da tanti viaggiatori stranieri da Swimburne e De Tavel, ed amati da grandi poeti come Butera, Mastroianni, Pane, Berardelli, Costabile. Non credo che faremmo un bene né al territorio né alle popolazioni che vi risiedono costellando il crinale del Reventino o di Serralta di decine di torri alte settanta metri collegate da vere e proprie autostrade fatte a suon di ruspe, sbancamenti e diboscamenti. Certo, le lusinghe dei compensi (legati comunque all'effettiva produzione di energia elettrica e quindi altamente rischiosi) potranno far sognare qualche amministratore comunale con problemi di bilancio, ma cosa gli rimarrà dopo aver svenduto il bene primario del suo territorio, il paesaggio? O succederà come è accaduto ad Isola Capo Rizzuto, dove, dopo aver fatto costruire il più grande parco eolico d'Italia, gli amministratori si sono accorti che quello scempio fa scappare i turisti, che cercano proprio paesaggi densi di identità e sapientemente tutelati. È su questo tipo di bene comune - conclude - che le comunità del Reventino intendono investire. Sono fiducioso che la gente dei paesi del Reventino, le associazioni, le pro-loco, tutti gli uomini di buona volontà sapranno impedire questo ennesimo scempio ambientale.

"Cuazzu pilatu" prima dell'istallazione delle centraline.

"Cuazzu pilato" con centralina per il monitoraggio del vento(spezzata )

9 commenti:

Mauro Notarianni ha detto...

Complimenti per la musica e per i tempi trattati.

Anonimo ha detto...

si alle pale nel milanese

Anonimo ha detto...

Una volta realizzato il proggetto di questo parco eolico il destino della nostra amata montagna sarà segnato. Scempiando ambientalmente il Reventino scempiano anche la nostra identità di decollaturesi.
Ma il Revtntino non è un solo un patrimonio decollaturese è un patrimonio per tutti i paesi che del circondiario e per l'intera regione. Trovatemi in Calabria un posto dove sia possibile osservare contemporaneamente il Pollino, le isole Eolie, la Sicilia e il Mar Ionio.

Anonimo ha detto...

Altan una volta ha scritto: "sono preoccupato quando cominciano a venirmi idee che non condivido". le pale eoliche sono orribili, come le antenne per i telefonini. Eppure ognuno di noi ha almeno un cellulare in tasca. Allora? telefonino oppure antenne che deturpano il paesaggio? Riuscirei io a rinunciare al mio telefonino pur di salvaguardare il paesaggio. me lo chiedo e non trovo la risposta; oppure la trovo ma, come Altan, non sono d'accordo con me stesso.
qualcuno ad adami mi chiamava Zizì. buona fortuna

Anonimo ha detto...

www.criticareliberamente.blogspot.com .... BEL SITO NE VALE LA PENA ENTRARCI

Anonimo ha detto...

E' vero, le pale eoliche non sono belle da vedere, ma non possiamo nemmeno nascondere la testa sotto la sabbia. In Italia più che in altri paesi esiste un problema energetico serio che è destinato a peggiorare nei prossimi anni con il costante aumento del petrolio. Investire in energie rinnovabili come solare ed eolico è l'unica vera alternativa per il futuro (anche se c'è chi vorrebbe farci credere lo stesso del nucleare!).
Zizi ha citato giustamente le antenne dei cellulari: cosa succederebbe se tutti noi dovessimo far fronte ad una carenza di energia o ad un improvviso aumento dei costi della stessa? Riusciremmo a rinunciare a computer, TV, lavatrice, auto, etc???
Forse è il caso di rivedere alcune posizioni ecologiste intransigenti...

SinPapel ha detto...

Non siamo mica ridotti a scegliere tra progresso indiscriminato ed età della pietra?
Penso esistano delle vie di mezzo...
soluzioni di compromesso che utilizzano nuove logiche di sviluppo sostenibile, non legato soltanto alla massimizzazione del profitto.
Credo si possa fare già differenza tra un solare che ci renderebbe singoli produttori di energia e un'altra fonte l'eolico che è già lobby in mano a pochi.
Ma a parte questo voi credete che sia davvero il caso di sacrificare il nostro posto piu bello per dare un contributo al sistema paese? Date un occhiata dall'alto usando google earth vedrete il nostro "possibile" parco del reventino tagliato in tante fette da un metanodotto un elettrodotto e 2 cave di pietra verde...
Fin ora sono stato costretto a bendare i miei amici turisti, portarli in cima e soltanto li togliere la benda per fargli ammirare una delle viste panoramiche piu estese in calabria....adesso gli farò vedere la nostra ignoranza!
Perche ingoranza?
Perche forse non sappiamo che la regione calabria di energia ne producie già in abbondanza addirittura la esporta.

"All'epoca dell'approvazione dell'attuale piano energetico regionale già esportavamo un 27% della produzione regionale
Nel frattempo sono entrate nella fase di esercizio alcune delle centrali termoelettriche a turbogas da 800 megawatt ciascuna, previste dagli accordi di programma sottoscritti dalla Giunta Regionale della precedente legislatura con alcune grandi società produttrici di energia elettrica. Altre centrali delle stesse dimensioni sono nella fase terminale di costruzione.
Quegli accordi di programma non sono ancora stati disdetti dalla Regione, anzi continuano a costituire la pietra miliare della politica energetica in Calabria: è così che la nostra regione è ormai diventata terreno di conquista per il grande capitale nazionale e transnazionale del settore delle centrali termoelettriche a turbogas.
Dopo l’assalto nel settore del turbogas – si è assistito in Calabria negli ultimi anni alla lievitazione dell’”affare eolico”.
Le società operanti nel settore, approfittando della carenza strutturale di risorse economico-finanziarie negli Enti locali, hanno esercitato una considerevole pressione proponendo ai Comuni introiti apparentemente vantaggiosi in cambio del rilascio dell’assenso all’installazione dei “parchi eolici”.
Nell’economia più complessiva degli impianti in questione, tenuto conto che le società godono di provvidenze a fondo perduto in misura del 40% degli investimenti da parte dell’Unione Europea, tali offerte sono assolutamente minimali; tuttavia in virtù della ristrettezza delle risorse di bilancio, agli Amministratori appaiono allettanti. Questa situazione ha portato ad una proliferazione di proposte di installazione di parchi eolici da parte di diverse aziende del settore in molti comuni della Calabria.
Le cifre di tale fenomeno sono paradossali. Il Piano Energetico Regionale in vigore in Calabria riporta che il “Libro Bianco” sull’energia dell’Unione Europea ha fissato quale obbiettivo per la copertura tramite fonte eolica del fabbisogno energetico dell’Unione il tetto di 40.000 MW, mentre le indicazioni del Governo italiano puntano ad una potenza installata di 2.500-3.000 MW su tutto il territorio nazionale entro il 2012. Lo stesso Piano Energetico Regionale ha fissato nel 3% dell’obiettivo nazionale il contributo della Calabria. Tradotto in cifre assolute tale obiettivo comporterebbe una potenza installata pari a 90 MW entro il 2012. Ad oggi risulta che la potenza installata corrispondente ai parchi eolici realizzati in Calabria abbia ormai abbondantemente superato questo obiettivo.
Ma la Calabria è la terra dei paradossi: in una regione che prima dell’assalto del capitale energetico esportava il 27% dell’energia elettrica prodotta, dopo la messa in esercizio delle prime centrali a turbogas da 800 MW ciascuna, sono state rilasciate ad oggi 63 autorizzazioni per l’installazione di parchi eolici, circa il 12% delle istanze attualmente presentate in tutta Italia. Considerato che mediamente un parco eolico è costituito da circa 30 torri da 2 MW ciascuna, la Calabria si dovrebbe avviare a produrre circa 3800 MW di energia elettrica da fonte eolica, in pratica dovrebbe superare da sola l’obiettivo fissato per l’intera nazione. I parchi eolici non sono impianti a basso impatto ambientale. Si tratta di impianti costituiti da decine di torri di 80 metri di altezza, pari all’altezza di un palazzo di 30 piani, dotati di 3 pale rotanti ciascuna di oltre 30 metri di lunghezza. Le tre pale azionano il rotore di un generatore di energia elettrica della potenza di circa 30 MW. L’azione di disturbo di detti impianti sulla flora, sulla fauna, sugli insediamenti antropici e produttivi, e in genere sul territorio, è tutt’altro che trascurabile. Il paesaggio viene deturpato; la collocazione dei pali e della rete dei cavi da adibire alla raccolta ed adduzione dell’energia elettrica comportano interventi devastanti sul suolo e sul sottosuolo con alterazioni sia di carattere geomorfologico che idrogeologico. Insomma, data la delicatezza del territorio calabrese, sia sotto il profilo paesaggistico che geomorfologico ed idrogeologico, la nostra regione sarebbe la meno idonea all’installazione di questo genere di impianti. A ciò si aggiunga la lontananza della nostra regione dai siti di consumo dell’energia prodotta che comporta l’ulteriore illogicità, a causa delle dispersioni lungo la rete di adduzione. Ciò nonostante, siamo di fronte ad una quantità di richieste e di autorizzazioni rilasciate davvero abnorme”.
La ragione di tale paradosso è da ricercare nel vuoto normativo che caratterizza la Calabria. L’attuale Giunta Regionale ha adottato con la Delibera n° 55 del 30/01/2006 gli “Indirizzi per l’inserimento degli impianti eolici sul territorio regionale”. Tali indirizzi sono assolutamente carenti in quanto si limitano semplicemente a segnalare i siti dove non si possono realizzare impianti a causa di vincoli “ope legis”, coincidendo essi con le aree protette dalla legge o per motivi ambientali o per motivi idrogeologici. Di fatto, si possono realizzare impianti eolici sul resto della regione, ed è quanto sta avvenendo con grave danno al territorio ad alle popolazioni.
Altrettanto paradossale è che in una regione che avrebbe tanto bisogno di risparmiare dal punto di vista dei consumi, soprattutto per un fatto di economia, non esista una normativa finalizzata alla regolamentazione ed all’incentivazione degli impianti eolici di piccole dimensioni finalizzati alla produzione destinata all’autoconsumo.
In conclusione, i parchi eolici già realizzati o in corso di costruzione sono più che sufficienti per il contributo che la Calabria intende dare al “Sistema Paese”; essi sotto il profilo dello sviluppo e dell’occupazione non danno alcun contributo alla nostra regione, ed è quindi indispensabile porre un freno alla ulteriore installazione di impianti di grandi dimensioni. E’ invece auspicabile una normativa finalizzata alla regolamentazione ed all’incentivazione degli impianti eolici di piccole dimensioni finalizzati alla produzione destinata all’autoconsumo"

http://www.consiglioregionale.calabria.it/calabriainforma_3/dett_agenzia.asp?prov=1&Codice=1082

Scusate se mi sono dilungato ma bisogna approfondire bene l'argomento, per spiegare le motivazioni di un no che non ha niente di intransigente.

Anonimo ha detto...

MI CHIAMO SANDRO E SONO PURTROPPO UN DECOLLATURESE EMIGRATO AL NORD ITALIA .QUANDO VENGO IN VACANZA IN CALABRIA RESTO BASITO DAL DOVER CONSTATARE OGNI VOLTA CHE SUL MONTE REVENTINO SONO STATI TAGLIATI ALTRI ALBERI.ORA,MI CHIEDO , CON TUTTO QUESTO SCEMPIO AMBIENTALE E CON LA PIU' CHE PROBABILE POSSIBILITA' CHE CI PROPININO IL NUCLEARE , CHE MALE PUO' FARE AL PANORAMA E ALL'AMBIENTE UNA PALA EOLICA E UN'ENERGIA PULITA COME QUELLA EOLICA .bisogna investire in energie pulite e battersi per quelle scelte scellerate e pericolose . abbiamo la possibilita' di crearne tanta e puluta perche' non apriamo un po' di piu' i nostri orizzonti? grazie per la possibilita' di aver potuto dire la mia anche se non vivo purtroppo piu'a decollatura ma io amo la mia terra e vorrei tanto che le cose cambiassero .

warbiret ha detto...

SANDRO G. Scusate ma , dimenticavo di dire che l’energia prodotta dalle pale eoliche dovrebbe costituire un beneficio per la popolazione del paese in cui viene prodotta.. Il grosso danno per la popolazione locale e’ che alcune multinazionali sfruttano tutto cio’ per interessi personali.Bisognerebbe battersi per evitare questa situazione .