Il Reventino tra storia e cultura.
Affrontando il tema ambientale e la valorizzazione del territorio, Marcello Chiodo, geologo di Soveria Mannelli, ci ha parlato di uno studio geologico sul Monte Reventino condotto da un gruppo di ricercatori tra il 1999 e il 2000. « Ho preso parte ad alcune escursioni finalizzate alla conoscenza delle struttura e l’evoluzione geologica del Reventino. Durante questi studi sono state osservate interessanti strutture litiche che in base alla forma e alle dimensioni sono state ritenute possibili megaliti. Successivamente abbiamo “disegnato” un percorso, difatti percorrendo la ss 19 da Lamezia Terme in direzione Soveria, la vasta macchia mediterranea che si affaccia sul mar Tirreno lascia il passo alla fitta vegetazione arborea dell’entroterra, nel contempo la freschezza del clima montano sostituisce la brezza marina. Dopo aver attraversato il passo di Acquavona, si apre la vista ad un ampio bacino intramontano caratterizzato da una pianura alluvionale e da un sistema di torrenti le cui acque convogliano nel fiume Amato che sorge dal monte S. Maria a quota 1000 m. I corsi d’acqua a regime torrentizio con il trasporto e il deposito del loro carico solido, insieme alla morfologia dei rilievi, hanno permesso la formazione di questo caratteristico bacino subpianeggiante adatto al pascolo e all’agricoltura. In questa zona affiorano diffusamente rocce metamorfiche profondamente alterate, finora attribuite ad unità tettoniche di derivazione alpina. I tratti fisiografici, il patrimonio boschivo e il clima mite ne fanno una zona paesaggisticamente tra le più interessanti della regione. Sulla carta topografica in scala 1:25.000 dell’IGM (Istituto Geografico Militare) la parte del Reventino in cui si trovano i megaliti viene identificata con il toponimo Pietre Pagane. Vi si accede seguendo un sentiero sterrato ad Est dell’abitato di Cerrisi nel comune di Decollatura. Sul terreno i megaliti sono avvolti dal rigoglio della vegetazione e anche per questo trascurati dai passanti Le strutture megalitiche sono dislocate in un area di circa 3000 metri quadrati. Si intuisce che esse possano occupare un’area più vasta ma attualmente la reale estensione non è verificata. E’ stato osservato che l’area megalitica verso monte si arricchisce di elementi sempre più complessi. La prima significativa struttura viene rilevata a quota 800 m, mentre la struttura principale, posta al limite del nostro ipotetico perimetro, ad un’altitudine di 1000 m. La prima struttura è costituita da un corpo centrale composto da massi accatastati circondati da una serie di blocchi minori disposti in circolo. I singoli massi che compongono il corpo centrale hanno diametro di 2- 3 m, peso superiore alla tonnellata e forma variabile. La diverse forme possono essere indice di diversa funzione strutturale. Probabilmente la caotica disposizione dei massi è dovuta ad un eventuale crollo della proto struttura, causato da fattori ambientali (tettonici e climatici) molto attivi in questa zona. I singoli blocchi, disposti in cerchio intorno al corpo centrale, sono coperti dalla vegetazione del sottobosco, presentano forma sub sferica con diametro intorno ad un metro. La struttura principale è formata da 3 megaliti di grosse dimensioni la cui altezza è di 4- 5 m e il peso di alcune tonnellate. I singoli massi sono sbozzati, di forma prismatica, conficcati nel terreno in posizione verticale e si presentano allineati con gli assi paralleli tra di loro e orientati a Nord. Il terreno immediatamente sottostante rimbomba su percussioni in superficie. Poco distante da questa struttura si sviluppano strutture aventi forma e dimensioni variabili». Una visita a questo luogo è in ogni caso ricompensata dalla bellezza e suggestività del Monte Reventino che merita di essere conosciuto meglio grazie anche a gite ed escursioni a piedi.
Fonte: Calabria Ora
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